Omaggio a Giancarlo Vitali – contributo di Giovanna Mori 26 Gennaio 2021 – Posted in: ART

In occasione del diffuso omaggio che il Comune di Milano ha voluto dedicare a Giancarlo Vitali nel 2017, la Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli” non poteva mancare all’appuntamento. Già nel 1994 il Castello Sforzesco aveva organizzato una mostra presso la Sala Castellana, corredata da un catalogo ragionato a cura di Paolo Bellini, segno che l’artista aveva “raggiunto uno spessore degno di considerazione nell’ambito della storia dell’incisione”. Ancora nel 2003, attraverso una piccola ma preziosa esposizione dedicata agli incisori prediletti da Giovanni Testori, nella sala conferenze della Raccolta Bertarelli erano state esposte alcune opere di Vitali. L’attuale rassegna intende accostare alle tavole dell’artista quelle dei maestri incisori da lui dichiaratamente ammirati e amati. L’intento non è solo quello di proporre le stampe che apertamente si ispirano all’opera degli incisori del passato (strada peraltro già percorsa ed indagata), ma svelare quegli omaggi velati, quelle suggestioni rivelatrici di un’interpretazione più sottile, sotterranea.

Appare difficile immaginare i suoi tori squartati senza ricordare Rembrandt, come osservare le sue Ombre fossili e non richiamare alla mente La fragile conchiglia di Bartolini, o ancora esplorare le Maschere in paese e la Processione dei Morti senza rievocare le maschere e i temi macabri di Ensor, fino a Rose bianche omaggio più esplicito a Giorgio Morandi. Gran parte delle stampe del “gran bellanasco” presenti in mostra sono conservate nella Raccolta Bertarelli accanto a Rembrandt, Francisco Goya, James Ensor, Giorgio Morandi e Luigi Bartolini: di ognuno sono proposte opere i cui temi ricorrono nelle incisioni di Vitali, ma anche alcuni capolavori certamente conosciuti e ammirati dall’artista, come La Resurrezione di Lazzaro di Rembrandt.

Il tema della madre è stato affrontato in un diretto confronto tra i ritratti eseguiti con il mezzo a stampa da tre grandi artisti: a Vitali, la cui opera è tecnicamente un vero e proprio capolavoro, sono affiancati Rembrandt e Umberto Boccioni.

La grande qualità tecnica delle opere dell’“ignoto genio” deriva certamente dalla conoscenza dei maestri del passato, ma non solo; come ha ricordato l’amico Giovanni Testori il temperamento dell’artista è quello di un inesauribile sperimentatore. All’uso sapiente delle tecniche incisorie, essenzialmente acquaforte, acquatinta, bulino e ceramolle, Vitali accosta metodi non tradizionali che fanno delle sue opere un esempio unico nel campo dei procedimenti grafici.

Il ritratto della madre

Il tema della madre è magistralmente affrontato da Giancarlo Vitali con l’opera A mia madre, una punta secca in unico stato, derivata in controparte da un ritratto realizzato dall’artista nel 1990. Il risultato è un’immagine di impalpabile evanescenza, frutto di una magistrale sapienza tecnica, al servizio di una inesauribile sensibilità creativa. Pur utilizzando la medesima tecnica, in questo caso unita all’acquaforte. Boccioni raggiunge esiti completamente differenti. La stampa rientra, infatti, in un filone che è stato definito di “incisioni chiare”, con
una predilezione per il semplice tratto e la rinuncia all’effetto chiaroscurale. Nel realizzare la sua opera l’artista riprende, in controparte e con alcune varianti, il soggetto di un precedente pastello. L’opera di Rembrandt, quasi una sorta di archetipo, è firmata e datata 1631, anno del trasferimento dell’artista ad Amsterdam, dopo l’apprendistato presso Pieter Lastman a Leida. L’acquaforte è un secondo stato su sei (l’ultimo non autografo). La presenza di numerosi stati è una particolarità delle stampe del maestro olandese, che era solito intervenire in più fasi sulle lastre, apportando ogni volta minime, ma virtuose, variazioni.

Giovanna Mori
Curatrice della Raccolta delle stampe Achille Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano
La teoria delle impronte