Da Leopoli a Kiev. Un anno dopo – l’introduzione di Luigi Alfieri 10 Febbraio 2023 – Posted in: BOOKS, TRAVEL

Ho pensato questo libro nell’aprile del 2022, viaggiando di notte su una Land Rover, tra Ostrava e Cracovia. Attraversavo un paesaggio spettrale. L’inverno non se ne era ancora andato e le gemme non osavano aprirsi. Ho continuato a immaginarlo viaggiando dal confine di Budomierz, che separa Polonia e Ucraina, a Leopoli. Quando sono arrivato a Kiev ho cominciato a scrivere, praticamente in diretta. Sempre di notte, mentre suonavano le sirene. Stavo in un residence-albergo, molto confortevole affacciato sulla Maidan, la piazza della Libertà, dove si sono sempre decise le sorti dell’Ucraina.
Un palazzo antico, chiuso tra altri palazzi, vicino al negozio di Gucci. Mi ero messo in testa che un missile non avrebbe potuto raggiungerlo. Mai. Così, agli allarmi di maggio, non scappavo nelle caverne della metro. Me ne stavo davanti al computer. Tutto intorno c’era buio e l’aria era pesante. Sembrava fatta di mattoni. E, pesanti come mattoni, erano le immagini che mi giravano per la testa al lugubre suono d’allarme: erano le istantanee delle piccole città devastate dai mortai viste durante il giorno. I ristoranti e i bar erano tutti chiusi; alle sette di sera mangiavo un kebab – per settimane ho mangiato solo kebab – poi andavo a letto. Verso l’una gracchiava la sirena. Mi svegliavo, prendevo il portatile e cominciavo a scrivere. Senza pensare. I polpastrelli camminavano veloci come sotto dettatura.

Raccontavo quello che avevo osservato durante il giorno a Bucha, Borodjanka, Chernihiv, Makar’ev.
Quello che avevo pensato durante i viaggi da Parma all’Ucraina, quello che avevo studiato, quello che mi raccontavano gli occhi dei profughi, i giornalisti ucraini, i volontari americani, amici improvvisati di Kiev e Leopoli, quello che vedevo tra le macerie di case violentate o tra le vie eleganti della capitale, dove poteva cadere un missile da un momento all’altro. Mi colpivano molto i racconti dei tanti (sedicenti) volontari yankee venuti a combattere in Ucraina. Li incontravi un po’ dappertutto a Kiev. Specialmente al mattino, nei pochi posti in cui, a fatica, era possibile trovare un cappuccino. Pessimo.

A metà maggio, quando ho ripreso la via di casa, il libro era finito. Dentro c’era il racconto della drammatica ritirata dei russi verso Oriente. La storia finiva lì.
Tecnicamente, Da Leopoli a Kiev è un instant book. Volevo che i lettori potessero spiare la guerra quasi in diretta. Sapevo bene che io avevo guardato all’invasione russa con occhiali europei e influenzato dal dolore degli ucraini. Sapevo bene che il mio era un punto di osservazione sbilanciato e ho cercato in tutti modi di tenere la barra al centro. Finito il libro sono successe tante cose nuove in Ucraina. Io ho studiato tante cose nuove. Anche nel mondo sono successe tante cose nuove. La gente, da noi, in Occidente, ha cambiato il modo di guardare al conflitto. Io, pubblicato il volume, ho potuto fare tre nuove spedizioni nel Paese per portare nuovi aiuti e per esplorare il conflitto.

Mi sembrava giusto integrare e continuare il racconto. E verificare quello che avevo già scritto. Confrontarlo a mente serena con il pensiero e la realtà di oggi. Capire dove avevo sfiorato la verità e dove ero rimasto lontano. Avevo bisogno di nuovi occhi, forse meglio dire occhiali, sul conflitto. Li ho trovati, per caso, senza cercarli. Sono quelli di una collega dal volto umano. Una giornalista dalla sensibilità particolare. Brava a leggere nel dolore. Ero a un incontro sull’Ucraina organizzato a Parma dal sindacato dei giornalisti.

Parlava Stefania Battistini, inviata di guerra del TG1. Mi è piaciuta subito la sua maniera di raccontare, asciutta e senza retorica. Tenendo dietro le quinte le proprie opinioni, lasciando spazio alle emozioni. Senza enfasi. Mara Pedrabissi, un’altra collega di serie A, ci ha presentato. Qualche telefonata e Stefania ha accettato di raccontare, nel tempo che le lasciava il mestiere, una piccola parte della sua guerra. La fuga dei russi da Kiev, l’occupazione del Donbass e la sua parziale liberazione. La ripresa dei bombardamenti. Il nuovo terrore scatenato sulla popolazione dall’armata. Ho voluto sentire anche dalla sua voce la narrazione di quello che già era uscito fuori dai miei polpastrelli, perché quattro occhi vedono meglio di due.

L’instant book, è diventato un libro più ragionato. Più completo. Spero migliore. Qua e là sono spuntati nuovi capitoli, per andare un po’ oltre la superficie nel racconto dell’Ucraina. Nuove notizie, nuove riflessioni. Questo Paese di confine tra Oriente e Occidente, per noi, è sempre stato un oggetto sconosciuto. Stava nascosto dietro il sipario dell’Unione Sovietica. Un sipario di ferro che nessuno poteva aprire. Poi, quando il sipario è caduto, tutti ci siamo concentrati su Mosca e nessuno su Kiev. Immergersi nel fondo di una realtà complessa come l’Ucraina è un’operazione temeraria. L’acqua è torbida. Si vede poco. Passo dopo passo, cerchiamo di rimediare.

Luigi Alfieri
Da Leopoli a Kiev. Un anno dopo