Vie Verdi . L’introduzione di Roberto Rovaldi 12 Ottobre 2020 – Posted in: TRAVEL

Muoversi e viaggiare in bicicletta, o a piedi, per significative distanze, su di una vecchia ferrovia dismessa riconvertita ad esclusiva percorribilità ciclabile e pedonale, è una delle più piacevoli e belle esperienze di viaggio “attivo” che oggi si possano fare, alla scoperta del paesaggio italiano, nelle sue trame più autentiche, più nascoste, meno conosciute, raggiungibili a volte solo percorrendo quei ritrovati sedimi e tracciati, quei corridoi, o linee appunto di mobilità dolce, veri e propri fili narrativi che ci raccontano di un nostro antico abitare sia la minuta scala insediativa locale che la rete di luoghi a più ampia scala geografica e percettiva.

I vecchi tracciati ferroviari (non di rado sofisticate complesse opere di ingegneria e potremmo oggi pure dire di vera e propria architettura del paesaggio, eseguite tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento da maestranze artigianali aduse ad una sapiente manualità nel costruire e curare il territorio, aderiscono alle naturali sinuosità e morfologie proprie dell’ampia gamma di paesaggi italiani, costieri marittimi e lacustri, naturali, boschivi, rurali, urbani, collinari, montani, appenninici o alpini, fluviali, vallivi, di fondovalle o di aperta pianura, e se qualche galleria si frappone nettamente a tagliare un versante, essa contribuisce a regalare sorpresa, stupore e piacere, al viaggio lento. Percorrere in bicicletta quei vecchi sedimi e tracciati ferroviari, come in un corpo a corpo, alla giusta andatura, non troppo lenta né troppo veloce, fra i 5 e 20 km orari, su quelle loro giuste pendenze, mai superiori al 3,5% e su quei loro generosi raggi di curvatura, ci permette di goderli come in uno speciale stato di grazia, in cui la mente, il corpo e il mondo, dice Rebecca Solnit in Storia del camminare, sono allineati come se fossero tre personaggi che finiscono per dialogare tra loro, tre note che improvvisamente formano un accordo, così che l’andare in bici (come il camminare) ci permette di essere nel nostro corpo e nel mondo senza essere sopraffatti: ci lascia liberi di pensare senza perderci nei pensieri.

Ben venga dunque questo sobrio bel libro-guida di Ornella D’Alessio, dove il racconto della storia di ciascuna linea ferroviaria e del suo riuso ciclabile, intessuto di rimandi e riferimenti, ben si armonizza con l’evocativo poetico bianco e nero delle foto.

Umberto Rovaldi
Architetto paesaggista della mobilità dolce, già consigliere nazionale FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, già vicepresidente di Co.Mo.Do – Confederazione Mobilità Dolce, curatore con Giulia Cortesi del volume Dalle rotaie alle bici + treni + bici+ treni + bici, Indagine sulle ferrovie dismesse recuperate all’uso ciclistico, Fiab 2011.