Altre Storie di Velasco Vitali 27 Marzo 2019 – Posted in: ART

Biancaneve è addormentata. Giace immobile nella foresta con la testa appoggiata su un cuscino di fiori bianchissimi. Quando il Principe si avvicina per darle un bacio, lei estrae un coltello affilatissimo da sotto la gonna e… zac! con un colpo secco gli taglia la gola, decapitandolo. Questa scenetta splatter, in puro stile Tarantino, versione cartoon disneyano, è l’immagine che Gianluigi Colin m’invia come risposta quando lo invito a partecipare alla mostra “Lo strano colore del rosso”. Colin, nella sua risposta, è meno insidioso di Biancaneve e mi svela l’origine di quell’immagine. Proviene dalla pagina Instagram di Jerry Saltz, il più diabolico, temuto e, al contempo, onesto fra i critici d’arte. Questo piccolo fotogramma, ricevuto in forma di messaggio whatsapp è anche lo spunto per azzardare a definire cosa sia l’arte in una sola parola: l’inaspettato. Ovvero, come talvolta dietro a una certezza si nasconda il suo opposto. Spesso si tratta di un’immagine concreta che provoca nello stesso momento una suspense e un interrogativo.
Si può anche obiettare che l’arte non sia soltanto questo, piuttosto, pura e semplice poesia. Se fosse così, allora ecco la poesia:

Bruscamente la sera si è schiarita
perché già cade la pioggia minuziosa.
cade o è caduta. la pioggia è una cosa
che senza dubbio succede nel passato.
chi la sente cadere ha recuperato
il tempo in cui la sorte fortunata
gli rivelò un fiore chiamato rosa
e lo strano colore del rosso.

L’autore di questo frammento non è Disney, neppure Grimm (Jacob o Wilhelm?), né Colin né Saltz, ma Jorge Luis Borges che di suspense e di attese, di partite a scacchi col tempo, di labirinti del significato e di spaesamenti se ne intendeva. Del rosso non saprei dire, ma per molti è stata ed è una grande passione. Rosso è il nome di un colore, che in lingua spagnola si traduce semplicemente rojo. Il fatto anomalo è che el curioso color del colorado a cui Borges si riferisce nella versione originale è qualcosa che ha a che fare con il paonazzo, o con quel rossore che si assume in viso quando si subisce un soffocamento oppure si riferisce a quelle vampate provocate da un improvviso imbarazzo. I traduttori italiani di questo verso si prendono la libertà di definirlo una volta carminio, un’altra ancora scarlatto oppure semplicemente rosso. Per mio padre, Giancarlo Vitali, che ha ritratto tanti animali decollati, deposti incolpevoli su tavoli bianchi da cucina, era il colore del sangue. Ripensando alla favola dei Grimm, mi verrebbe da dire che un suo coniglio sgozzato (uno fra i tanti) sta al “principe azzurro” come Giancarlo sta a Biancaneve.
Ma lui non sgozzava conigli quindi il paragone non regge. Forse è più facile raccontare che con puerile innocenza ha dipinto spesso dei fiori, anche bianchi (o viola o gialli). E perché i fiori? Semplice e naturale, così come nella poesia di Borges, c’è stato un momento in cui la sorte fortunata gli rivelò un fiore…

Questa mostra è dunque il risultato di un racconto intrecciato di sms e di whatsapp che origina da un’idea rigeneratrice delle cose, una storia di cronaca familiare e, infine, un progetto dedicato a Giancarlo Vitali, inaugurato il 29 novembre 2018 a Bellano (nel giorno e nel paese dove lui è nato e vissuto). La frase che la intitola è stata rubata dalla poesia La pioggia di Borges e fa riferimento ad un colore che è stata una matrice identitaria nella sua pittura (sangue o non sangue). L’idea di costituire un nucleo d’artisti che raccontasse tutto questo prende spunto dall’immagine di un acquerello dedicato a Giancarlo dall’architetto belga Jan de Vylder, inviatomi il giorno della sua morte con un messaggio whatsapp: tre immagini in successione di fiori che si evolvono e si modificano fino a diventare una cromia astratta. La metafora di quel messaggio dipinto era chiara: far crescere qualcosa ricominciando da un’idea solo in apparenza semplice come lo sbocciare di un fiore. […]

 

Tratto dalla prefazione del curatore Velasco Vitali
al quaderno Lo strano colore del rosso