Giancarlo Vitali. L’incontro tra due laghi 8 Dicembre 2012 – Posted in: ART


L’incontro fra due laghi, ch’è l’incontro di due civiltà, di due diversi pensieri spirituali, di due diverse ma simili nella sostanza, struggenti storie d’amore. Il Lago di Como, identità e luogo dell’amore tribolato fra Renzo e Lucia dei Promessi manzoniani e quello del West Lake di Hangzhou, una fra le antiche capitali dell’impero cinese e oggi fra le città culturalmente più attive di tutta la Cina, dove, in un tempo imprecisato, si consumò la languida e sofferta passione fra i giovani amanti Liáng Sān Bó e Zhù Yin Tái. A raccontare al mondo cinese l’umore, i colori e i sentimenti del Lago di Como, che in un certo senso rappresentano anche il modo di sentire, percepire, amare dei protagonisti manzoniani, sarà il maestro Giancarlo Vitali, un riconoscimento tardivo e improvviso a partire dagli anni ’80 e poi storiche mostre in Italia che ne sanciranno un successo ammirato di critica e il favore di un collezionismo esigente. Ma qui, fra le fiabesche e filosofiche acque del West Lake di Hangzhou Vitali non approda con i temi che più lo hanno imposto al giudizio della critica: con le sue carni macellate e lasse, i suoi agnelli e conigli scuoiati o i suoi ritratti ‘ritrattati’ di volti umani che paiono muoversi in un purgatorio dove la luce, anche quella della mente, sembra ancora offuscata da uno smarrimento che si esprime con risate matocche, con sguardi spenti di pensiero o lividi di consapevole volontà di lasciarsi dimenticare dal mondo degli uomini.

No, Vitali giunge in Oriente con un tema non minore della sua produzione artistica ma certo meno noto, meno indagato, forse addirittura più intimista e segreto. Arriva con piccole tavole che sono grumi gestuali di fiori, di nature morte; con spatolate di colore che in un atto estremo di abilissima sintesi formale delineano una rosa, tante rose, e fanno lo stesso con i tulipani, i girasoli, gli iris. Tutte, anch’esse creature lacustri che, nel loro sorgere, crescere e declinare, scandiscono il tempo incitando la riflessione sulla caducità dell’esistenza fino alla sua dissoluzione che sembra essere la chiave di lettura più convincente che muove l’intera opera vitaliana. E quelle tavole a olio che raffigurano scorci di paesaggio lacustre raccontando la fermezza e l’immanenza di tante vite che pur scomparse si sono stratificate sulle vecchie case, sui muretti a secco, sulle banchine da dove ogni giorno, da sempre, partono le barche dei pescatori consegnandoci, nel segno, pur talentuoso e svelto, dense eredità di umana memoria. Temi che si ritrovano anche nelle ‘pittoriche’ incisioni, cosi libere e gestuali anch’esse, totalmente eretiche rispetto all’esattezza dell’incisione accademizzante che ancora oggi tanto piace a un pubblico poco capace di immaginare oltre le consuetudini. E lo fa, infine, portando in mostra forse la sua più estrema realizzazione incisa: Le Forme del Tempo, ovvero quella nel nostro ancestrale, quella che appartiene a tutte le culture esistite e esistenti: fossili, bucrani, ossa di animali, rami pietrificati che il tempo ha trasformato in segni, reperti, ‘documenti’ tramandatici da età che sembrano giungere da un’eternità che ci precede e che adesso diventano forme, nuove linee, assumendo nuovi significati, risultando ancora vivi e vitali, perché utili al nostro spirito. Vitali dunque arriva con questi suoi temi più intimi per rendere omaggio e per entrare in consonanza con quelli cari al West Lake dove la curatissima flora, che armonizza in un quadro idealizzato di ninfee, salici, alberi da frutto, fiori variopinti, risponde agli insegnamenti buddisti della ricerca della pace interiore attraverso la contemplazione in una natura armoniosa. li, rami pietrificati che il tempo ha trasformato in segni, reperti, ‘documenti’ tramandatici da età che sembrano giungere da un’eternità che ci precede e che adesso diventano forme, nuove linee, assumendo nuovi significati, risultando ancora vivi e vitali, perché utili al nostro spirito. Vitali dunque arriva con questi suoi temi più intimi per rendere omaggio e per entrare in consonanza con quelli cari al West Lake dove la curatissima flora, che armonizza in un quadro idealizzato di ninfee, salici, alberi da frutto, fiori variopinti, risponde agli insegnamenti buddisti della ricerca della pace interiore attraverso la contemplazione in una natura armoniosa.