Uova cibernetiche e commedie all’italiana 23 Marzo 2012 – Posted in: Archivio

Oggi è nelle sale cinematografiche italiane il film
È nata una stella?
commedia tratta dal romanzo “Not a Star” di Nick Hornby, diretta da Lucio Pellegrini. Protagonisti, Luciana Littizzetto e Rocco Papaleo nei panni di due genitori in preda alle ansie provocate dal figlio adolescente “in progress”. In una delle diverse situation commedy i due si ritrovano nel ristorante art&food dello chef Scabin, dentro lo scenografico castello di Rivoli e consumano, con aria frastornata e un po’ beota, un cyber egg, piatto culto di Combal.Zero.

Quando ho visto il trailer mi sono detta: un momento, in questa scena si materializza uno stravagante concetto che Davide Scabin, quando lo incontrai per scrivere il suo ritratto nel libro Spiriti Bollenti, mi espose con i suoi inguaribili modi istrionici: «Eccoli: composti, scomposti, barocchi, minimal, déco, casual-chic, radical, borghesi. Sono qui per recitare “la parte dei commensali”. Tutti première étoile dell’assaggio. Stai qui con me e osservali.[…] Dimmi: credi ancora siano gli chef i primi attori di un ristorante? Noi (cuochi) scriviamo copioni. Gli attori (i convitati) li interpretano». È l’incipit del racconto su di lui in Spiriti bollenti e, a distanza di due anni da quell’intervista («ti dà fastidio se fumo? Perché fumo molto, però se a una signora dà fastidio cerco di mandare il fumo da un’altra parte»; e poi: «Non volevo parlare della mia vita invece mi sembra tu mi abbia psicanalizzato, però non è male») ho trovato curioso che sia proprio il suo ristorante ad entrare “in scena” in un film tutto italiano e pop, cosa che Scabin non è. Né tantomeno la sua cucina.

Illustrazione di Gianluca Biscalchin

Davide entra nel cinema attraverso una delle sue leggendarie e “complicate creature”, che nei comuni mortali della provincia italiana genera ancora scalpore. Lui però, nel frattempo, per contrastare la crisi conservando qualità, si è allontanato anni luce dall’uovo cibernetico (intuizione ormai passata negli archivi dell’alta gastronomia), creando più semplici minestre liofilizzate da passeggio come la proposta presentata nell’ultima edizione di Identità golose. Dubbio: è il cuoco-trendsetter Scabin (sua definizione) a trovarsi sempre troppo avanti, o è il cinema italiano che arriva sempre un po’ dopo? Questioni di lana caprina. Di sicuro lo chef di Combal.Zero si trova sempre da un’altra parte, rispetto al resto della galassia cucina: «Una volta raggiunto un obiettivo, realizzata una creazione, passo oltre e mi trovo da un’altra parte con l’irrequietezza di chi deve ancora conquistare tutto. Mi assillo per superare le mie idee e forse anche le mie capacità, e questo mi dà un godimento perverso, incommensurabile». Uno di questi giorni riuscirà a farci sentire il profumo di un tartufo in una sit-com radiofonica? Quasi, quasi ci scommetterei.