Sardegna. Focu, focu, in chelu, in terra e in d’onzi locu 11 Gennaio 2012 – Posted in: TRAVEL

Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio la Sardegna si metterà a danzare dando vita a una antichissima tradizione religiosa che la lega alla memoria di Sant’Antonio Abate, il fondatore del monachesimo cristiano.
La leggenda narra che il Sant’uomo, avendo forti aderenze spirituali con il Divino abbia invocato il fuoco a sciogliere i ghiacci che si erano impadroniti dell’isola e lo abbia fatto attraverso misteriosi rituali perfino apparentati con le sfere infernali. «Focu, focu, in chelu, in terra e in d’onzi locu», così il santo abate incitò il suo taumaturgico bastone, nel quale aveva convogliato tutto il calore possible, perchè ‘scaricasse’ lapilli e scintille (in dialetto ischintziddas) infuocate sui ghiacci per risolvere il delicato problema.
In realtà gli studiosi fanno risalire la tradizione a remotissimi riti pagani che dalla direzione del fumo e dal modo in cui la legna prendeva fuoco traevano auspici sulle sorti del raccolto.
E così fra pochi giorni 63 paesi, dal Nuorese alla Baronia, dall’Ogliastra alle Barbagie e al Marghine, dal Sarcidano al Montiferru, fino a Sassari e a Li Punti festeggeranno questa ancestrale ricorrenza. Fra i tanti eventi spiccano quelli di Oliena, Sarule e Mamoiada, dove i festeggiamenti sono ‘potenziati’ dalla prima uscita ufficiale dell’anno dei mamuthones, le celebri maschere barbaricine del carnevale mamoiadino.
Nel piazzale della chiesa di Abbasanta verranno accesi enormi tronchi cavi, detti sas tuvas, raccolti da persone che portano lo stesso nome del santo titolare della festa, Antonio, appunto. Anche nel Sarcidano le celebrazioni sono molto sentite. Laconi, Nurallao e Isili con Escolca e Esterzili entrano in competizione sfidandosi su chi organizza i festeggiamenti più belli e il rogo più suggestivo con i ceppi più grandi. Fogulones anche a Bosa, attorno ai quali per tradizione o per superstizione si fanno tre giri di buon auspicio. Info: www.sardegnaturismo.it

Ornella D’Alessio