Scuochi. Prendetelo per il naso 16 Novembre 2011 – Posted in: FOOD

«Tom!» Nessuna risposta.
«Tom!» Silenzio di tomba. «Che cosa starà mai combinando quel benedetto ragazzo?! Tom!»

Questo brano è tratto da Le avventure di Tom Sawyer, di Mark Twain, il libro di letteratura per ragazzi più amato da Mauro Uliassi. E Tom è stato (e forse ancora è) l’eroe della sua infanzia: uno che si salvava sempre dai guai, anche i più terribili. «Tom aveva culo. E anch’io ne ho avuto nella vita, forse perché volevo somigliargli». Ironico, zen, vitale: è con un tipo così che si dovranno confrontare i giornalisti-cuochi nel prossimo incontro di Scuochi presieduto da Mauro Uliassi, chef poliedrico dell’omonimo ristorante sul mare di Senigallia.

Sarà lui a mangiarsi le “penne famose”. A loro mi sento di suggerire un ripasso sul senso dell’eros, prima di mettersi ai fornelli.

«Il cibo si fa con le mani nude, lo metti dentro, c’è un rapporto d’intimità. Per me cibo è eros e mangio per curiosità da quando faccio il cuoco. Prima era un dovere, ero quasi inappetente. Ai fornelli ho capito che, superata la necessità di fare figli e il bisogno di sfamarsi, il sesso diventa eros e il cibo diventa gastronomia: due piaceri assoluti, imprescindibili l’uno dall’altro». E potrei andare avanti per pagine e pagine, un po’ come ho fatto in Spiriti bollenti nel capitolo dedicato a lui, uno dei cuochi italiani più sensoriali, perfino quando teorizza il piacere nell’atto più fisiologico di ogni umano dotato di apparato intestinale attivo «la cui funzionalità molto dipende da cosa hai mangiato il giorno prima…».

Attenzione, quindi, Scuochi: Mauro Uliassi è spiazzante come le sue affermazioni. Èd è mobile come il suo volto che racconta storie colorate e colorite in ogni ruga, smorfia, risata, sguardo. Irrefrenabile, di una vivacità intelligente mai scontata e tanto, tanto filosofica. «A dieci anni come capo banda ho fregato un coltello dentro un’auto aperta. Un ragazzo ha fatto la spia, mio padre lo seppe mi dette un ceffone a mano piena, ma quel che mi fece piangere due giorni interi fino a singhiozzare, fu sentirmi dire che si vergognava di me, capii in quel momento che chi sbaglia con consapevolezza non è perdonabile e deve essere pronto a pagare. Capii che cos’è l’onore». Perché l’ex ragazzino teppista (ma sarà davvero ex?) è un uomo che ha vissuto intensamente, anche gli sbagli, per questo ha quel tipo di saggezza che non è prudenza dell’età, ma consapevolezza che la vita va vissuta in tutte le sue forme ogni giorno: «Il futuro non è in programma, perché vivi concentrato nelle cose che fai quotidianamente. Hic et nunc!». Mauro Uliassi è spiazzante e imprendibile, a meno che non lo prendiate per il naso. Fino a dieci anni il suo passatempo invernale preferito era stare sotto i tavoli, o sotto il bancone del bar dei suoi genitori, per ficcare le sue narici tra le gonne delle bambine: “Maurino che fai!”e giù a ridere, mentre lui annusava. È il suo punto debole. Come lo sono le donne. Ma non fraintendiamo: non si sta parlando di un Don Giovanni, un cicisbeo, un Valentino che tenta di acchiappare pulzelle. Ha Chantal con lui, una moglie straordinaria che lo fa volare. Al suo fianco nel ristorante c’è sua sorella Catia, che tiene e dà il ritmo (sempre garbato, ma deciso) tra sala e retropalco. No, il suo amore “universale” per la parte femminile del Pianeta risiede in qualcosa di più ancestrale: «Nelle donne cerco la vita. Le donne ti fanno sentire che stai vivendo veramente l’esistenza. Cerco il confronto e un insegnamento. E ogni volta mi insegnano qualcosa. Senza una donna vicino, penso che gran parte della mia curiosità e creatività se ne andrebbero». Signore, signori che concorrete a “Scuochi edizione Uliassi”: buon appetit(i)!