Il re senza tempo 10 Ottobre 2011 – Posted in: Archivio
Gualtiero Marchesi si è presentato puntuale come uno scolaro, mi ha galantemente detto di avere riletto il capitolo che lo riguarda, e mi ha ribadito che quel che gli è piaciuto è «aver raccontato le cose nel modo che più mi appartiene: l’ironia».
È successo il 22 settembre scorso, a Milano. L’occasione era la presentazione di Spiriti bollenti alla Mondadori Multicenter di Piazza Duomo. A parlare del libro e dintorni c’era Gualtiero Marchesi e con lui un’altra icona: il giornalista e critico gastronomico Gianni Mura. Tra loro, io (e anche l’illustratore Gianluca Biscalchin) ero piccolissima, ma non potevo chiedere di meglio.
Entrambi ironici abbastanza da giocare il ruolo delle guest star, hanno intrattenuto il pubblico curioso. Che sarebbe andata così – tra succulenti e bonari battibecchi tra di loro – mi era stato chiaro da subito, già durante le chiacchiere fatte in privato mezz’ora prima dell’inizio ufficiale della presentazione.
Gianni Mura, già dietro le quinte ha ingaggiato una fitta conversazione fatta di rimandi culturali alti e il Maestro, anzi il Re, ma che dico, il Sovrano dei cuochi italiani Gualtiero Marchesi non perdeva un colpo. Ma rivolgendosi a me con il suo tono birichino, si intuiva che voleva lanciare altre sfide. Non stava nella pelle: «eh ma lei non sa dov’ero io oggi…», mi ha detto approfittando di un momento di distrazione di Gianni Mura e, tamburellando le mani sulle gambe, mi guardava con gli occhi luccicanti sotto i suoi occhiali grandi. Dopo una diecina di giorni ho scoperto – come tutto il resto d’Italia – dov’era Marchesi quel giorno prima di lusingarmi con la sua presenza: a fare panini da Mc Donald’s. Un panino Vivace. C’era da aspettarselo: Marchesi è quel genere di persona capace di vivere pienamente la propria contemporaneità senza perdere di vista il passato, né visioni del futuro. Il Re dei cuochi italiani, sempre in quella stanza prima della presentazione del libro, spiegava a Gianni Mura che lo incalzava: «negli ultimi anni ho osservato a lungo i giovani, partendo anche dai miei nipoti». Ci diceva che il loro modo di approcciare il cibo darà forma al futuro dell’alimentazione e per questo vale la pena occuparsi di loro: «non occuparsene è da miopi». Noi che ascoltavamo ci guardammo: il punto interrogativo sulla fronte di ognuno rivelava la tacita domanda: “che cosa sta per combinare questa volta?”. Ancora non sapevamo del panino Vivace ma lui, felino, preparava il terreno e anticipava i tempi.
Come fa da sempre.