I prodigi di San Gennaro 20 Settembre 2011 – Posted in: TRAVEL

Mi sono chiesto se non sia blasfemo chiedere a un santo di adeguarsi alle congiunturali necessità di rigore imposte dalla nuova finanziaria.
A San Gennaro, in particolare, viene imposto, se vuole conservare il sostegno mistico dei fedeli e il coinvolgente fervore della festa popolare, che il prodigio della liquefazione ematica sia spostato in altra data.

Per il momento il Santo mette i puntini sulle i e dà prova inequivocabile di come la vede sciogliendo velocemente, il 19 settembre e di prima mattina, i grumi custoditi nelle ampolle. Sarà un segno? E se è così chi lo raccoglierà per rilanciarlo? Non sappiamo dare risposta e in fondo chi potrebbe farlo se non il Santo stesso, magari accettando, per il bene della comunità religiosa, di adeguarsi sin dal prossimo anno.

A Napoli di reliquie di sangue che prodigiosamente si sciolgono ve ne sono 23.
La lista è corposa.
Quello di Santa Patrizia, ad esempio, è certamente il più rigoroso a rispettare gli appuntamenti: spumeggia a San Gregorio Armeno ogni martedì durante la santa messa del mattino e, ovviamente, ogni 25 agosto giorno ad essa dedicato. Più indolente Santo Stefano che ha praticamente sospeso l’evento e San Pantaleone che latita dal lontano 1950. Altri, invece, come San Giovanni, hanno un atteggiamento imprevedibile, sciolgono quando possono o quando gli va. Poi una lunga serie di santi e beati minori che, senza una calendarizzazione prevedibile, offrono performance più o meno simili.

Lontano dalle polemiche sull’attendibilità del prodigio, dalle argomentazioni scientifiche dal CICAP (che spiega il fenomeno con la presenza di materiali tissotropici sensibili alle sollecitazioni meccaniche), dalle eccezioni della curia arcivescovile che ricorda come, in alcune occasioni il contenuto delle ampolle – sebbene scosso per settimane – non abbia voluto saperne di liquefarsi. Lontano, dicevo, mille miglia da queste polemiche resta il valore di un culto storico, di una tradizione radicata nei luoghi e, non ultimo, della fede.

Benché il mio profilo agnostico mi suggerisca di lasciar perdere, la mia orgogliosa appartenenza partenopea mi impedisce di sorvolare sull’aspetto forzatamente folcloristico nel quale si sta provando a ingabbiare la faccenda. Ho l’impressione che si cerchi di gestire l’argomento – a dispetto dei suoi venerabili 15 secoli di vita – come una sagra paesana. Sono convinto che quando identità storica e tradizione hanno caratteristiche di tale spessore non sia possibile ridurre il tutto a mero folclore. Una diluizione con la quale perderemmo per sempre parte di noi, obbligandoci ad accettare che tutto sia traslabile in funzione di necessità organizzative e politicamente contingenti.

Lasciamo stare San Gennaro, il rito che gli appartiene, il prodigio del sangue e il valore umano e storico-culturale che custodisce.
Tra l’altro un Santo che ci aiuti a uscire dal pantano in cui ci troviamo potrebbe fare comodo.
Hai visto mai?