La festa a Vico realizza sogni. Che restano impressi nella memoria. 28 Giugno 2011 – Posted in: Archivio

Ancora se ne parla, nonostante sia ormai lontana la Festa a Vico, incontro annuale ideato da Gennaro Esposito, chef due stelle del ristorante Torre del Saracino di Vico Equense (NA), che quest’anno si è svolta dal 5 al 7 giugno. Se ne continua a parlare non solo per il concentrato di bollicine a fiumi e miriadi di leccornìe inventate e spadellate da un totale di 140 chef blasonati – tra nuova e “vecchia” generazione – intenti a rendere memorabile una tre giorni costruita intorno ai sensi a partire dalla geografia: mare, cielo, sole, golfo di Napoli da una parte, Capri di fronte e costa sorrentina che si snoda tra terrazzi verdi a picco sul mare. Se ne continua a parlare anche per la capacità degli organizzatori di far scoprire agli ospiti angoli altrimenti inaccessibili di questa penisola, ammantata di magia e leggende legate a Ulisse e alle Sirene incantatrici. E nell’edizione 2011, l’ottava, lo staff di Esposito ha superato se stesso. La meta era da sogno. Destinata a rimanere nella fantasia, perché “incalpestabile” dal pubblico. Invece l’arcipelago de Li Galli si è aperto alla vista e alla visita di 200 ospiti stupefatti e felici.

Li Galli è un arcipelago che appartiene al comune di Positano, si trova nel Parco marino di Punta Campanella ed è proprietà privata. Da sempre. Un tempo è stata di Eduardo De Filippo, poi del ballerino Rudolf Nurejev. Oggi è la famiglia Russo ad abitarci e ad affittarla per eventi speciali. Un tempo l’arcipelago si chiamava Sireneuse: un nome, una leggenda. E senza retorica, questo è uno dei pochi casi al mondo, dove l’incanto del mito si avverte.

Sull’isola più grande, che si chiama Gallo Lungo e che ci ha accolti, ci sono tre ville (una ricostruita da Le Corbusier) e una torre di pietra, abitata dai proprietari. Ci sono anche un mini eliporto, una rimessa per le barche e tre piscine. Oggi l’isola è diventata un hotel di lusso, con 13 camere a cifre astronomiche. Una politica degli affari, legata però anche alla necessità di conservare questo incanto che, se si aprisse a frequentazioni più massive, rischierebbe di venire intaccato. È, diciamo così, il prezzo da pagare per preservare uno dei diamanti che ha reso mito il Mediterraneo: qui secondo la leggenda trovarono rifugio Partenope, Leucosia e Ligia, le tre sirene metà donne e metà pesce o, come qualcun altro ha sostenuto, metà donne e metà uccelli.

Forti di questa fama gli Isolotti di Positano, sono rimasti sempre nel mito.