Tutto ebbe inizio a Fonterutoli 20 Maggio 2011 – Posted in: Archivio

“E de’ dare, a dì 16 dicembre (1398), fiorini 3 soldi 26 denari 8 a Piero Tino Riccio, per barili 6 di vino di Chianti; … li detti paghiamo per lettera di Ser Lapo Mazzei.”

Al chiudersi del Trecento un Mazzei stimato e influente, Ser Lapo. Notaio della Signoria fiorentina, fine mente speculativa e grande esperto di vigna, acquistava vino del Chianti. Poi destino volle che una sua nipote, Madonna Smeralda, andata in sposa a Piero di Agnolo da Fonterutoli, portasse in dote alla famiglia la proprietà del consorte e da quel momento i Mazzei, già da lungo tempo produttori di vino a Carmignano, loro terra d’origine, il Chianti non ebbero più bisogno di comprarlo.

E dopo tanti secoli i Mazzei di oggi sono saldamente presenti all’borgo fonterutoliappello, qui, a Fonterutoli, l’antica Fons Rutolae, che già prima del Mille era un punto di sosta per i viaggiatori e che fu un castello fiorentino nella lunga contesa fra Firenze e Siena. Nel borgo, che si trova nei pressi di Castellina in Chianti, la famiglia svolge un’attività imprenditoriale sorretta da quel solido orgoglio di essere i depositari di importanti memorie della storia di Firenze e del Chianti.

Gli edifici medievali furono più volte distrutti dalle incursioni dei senesi tanto che oggi le piacevoli costruzioni che si presentano al visitatore sono ascrivibili al XV secolo e a quelli successivi. Alcune case cinque-seicentesche sono però sorte sui resti dei complessi medievali tanto che in certe si possono chiaramente scorgere lembi di mura più antiche e tutto ciò aiuta il racconto, le suggestioni del luogo.

Oltre un grande cancello in ferro battuto, si annuncia una rustica ed elegante casa in forma di villa di proprietà dei Marchesi Mazzei. Villa che risale allo stesso periodo e che è dotata di un bel rivestimento in pietra grezza che ne connota l’anima rurale.

Fuori dalla proprietà si snoda il piccolo borgo di Fonterutoli, con la chiesetta, le case in pietra e gente dai modi gentili e frugali che attende al proprio lavoro. Un suggestivo agglomerato di case in pietra con stradelle, a tratti a ciottoli, che si accrocchia attorno a un leggero declivio che lo contiene e lo cela. Un piccolo borgo non antropizzato in cui la vita scorre attiva ma non frenetica. Borgo ch’è il paradigma di una vita dai ritmi umani che il Chanti, ancora oggi, riesce a proporre e a proteggere.