Storie di libri 26 Maggio 2011 – Posted in: ART

La Carne (Andrea Vitali, Giancarlo Vitali)

Invocazione, 1988

L’introduzione di Michele Tavola a La Carne, 4° titolo della collana iVitali.

Difficile stabilire se sia nato prima l’uovo o la gallina e, in fondo, poco importa. Più facile, e tutto sommato più interessante, capire se in un libro illustrato la primogenitura spetti al racconto o alle immagini. Di solito, diciamo “tradizionalmente”, arrivano prima le parole, autonome e autosufficienti, alle quali vengono aggiunte didascalie visive che rendono l’edizione più ricca, più preziosa, più accattivante, più vendibile. Più bella. I Vangeli miniati o le innumerevoli versioni illustrate di Pinocchio sono classici esempi. Naturalmente può accadere anche il contrario. Talvolta, come nel caso del libro che state sfogliando, può capitare che le immagini siano state create per ragioni squisitamente artistiche, senza alcuna funzione pratica, e che abbiano armato la penna di uno scrittore, facendone scaturire poesie, racconti, romanzi. Come uovo e gallina, parole e immagini possono essere madri le une delle altre, generarsi vicendevolmente, essere causa o effetto a seconda dell’occasione. Visages, ad esempio, nasce da una suite di quattordici litografie eseguite da Matisse nel 1944, tutte raffiguranti i dolci lineamenti della modella olandese Annelies Nelck. Il pittore chiese all’amico Pierre Reverdy (senza dubbio uno dei più grandi poeti del Novecento, ingenerosamente e colpevolmente misconosciuto nella nostra penisola) di scrivere alcune composizioni per “illustrare” i suoi ritratti. Matisse, per ribadire il concetto, volle che nel frontespizio del volume comparisse la dicitura: “Quattordici litografie di Henri Matisse accompagnate da poesie di Pierre Reverdy”.

Ma tra i Vangeli miniati in epoca medioevale e Visages della coppia Matisse-Reverdy, tra una delle tante edizioni illustrate di Pinocchio e il volumetto che tenete tra le mani, corre un’altra sostanziale e ben più profonda differenza che non riguarda l’ordine nel quale sono state concepite immagini e parole. Si tratta piuttosto della qualità del rapporto che intercorre tra le due anime del libro, quella verbale e quella iconografica. Proviamo ad approfondire questo aspetto. Una splendida e brillante miniatura di epoca gotica che rappresenta una scena della vita di Cristo, anche nell’eventualità in cui ci si trovi di fronte a uno straordinario capolavoro della storia dell’arte, deve rispettare fedelmente il testo a cui fa riferimento. Infatti queste immagini, nelle intenzioni sia dell’autore che del committente, per quanto sfarzose e belle possano essere, sono e rimangono un compendio al testo.

La Carne (Andrea Vitali, Giancarlo Vitali)

Carnefici (per nostro conto) II, 1985

Con i Vitali, il Giancarlo e l’Andrea, la solfa cambia: pittore e scrittore non sono al servizio l’uno dell’altro. Al contrario, i due hanno instaurato un dialogo e interpretano lo stesso tema, lo stesso soggetto, ciascuno secondo la propria sensibilità e ciascuno servendosi dello strumento espressivo che trova più congeniale. Prima di continuare questo discorso mi si conceda una breve digressione di carattere linguistico. Non posso fare a meno di nominare i protagonisti di questa vicenda, l’Andrea e il Giancarlo, senza utilizzare l’articolo determinativo prima dei loro nomi, in deroga alle regole della grammatica italiana. Ma in terra di Lombardia, e ancora di più nei paesi del lago, si usa così e i due sono tra i prodotti più tipici, genuini e d.o.c che queste zone abbiano saputo esprimere negli ultimi cinquant’anni. È doveroso chiamarli come sono soliti fare i loro compaesani.

Ma torniamo ai “libri d’artista”, perché così si chiamano quei volumi tanto speciali in cui l’autore delle parole e quello delle figure si confrontano l’uno con l’altro e, se è lecita la metafora, duettano tenendo come traccia la stessa melodia. I Vitali hanno dato forma a una originale interpretazione di questa tipologia di libri, la cui storia affonda le radici nel XIX secolo. L’edizione del 1875 de Il corvo di Edgar Allan Poe, con litografie di Manet, viene convenzionalmente considerato il primo esemplare di questa tradizione. I sei fogli presentano due inquietanti rappresentazioni del corvo e quattro ritratti non di Poe ma di Mallarmé, autore della traduzione in francese del poema e amico di Manet, raffigurato mentre incontra idealmente il nero protagonista della storia. Nessun riferimento alla vicenda, nessuna illustrazione in senso stretto, ma un’interpretazione intima e personale. L’operazione rivoluzionaria non venne capita, in quanto a vendite fu un vero fiasco e l’artista preraffaellita Dante Gabriele Rossetti scrisse che una copia de Il corvo “dovrebbe essere comprata per ogni reparto di ipocondriaci nei manicomi: è impossibile guardarlo senza ridere” e aggiunse che venne “realizzato da un idiota francese chiamato Manet, che certamente deve essere stato il più grande e il più egocentrico imbecille che sia mai vissuto”. Da questo momento in poi, però, i libri illustrati pieni di illustrazioni che non illustrano nulla proliferano e diventano una vera e propria categoria di opere d’arte, con caratteristiche precise. Attenendoci alle definizioni da manuale, perché un libro d’artista possa essere ritenuto tale, entrambi gli autori quando danno forma al loro lavoro devono essere liberi di creare secondo il proprio sentire artistico, senza condizionamenti di sorta.

Ma c’è anche un criterio tecnico molto rigoroso, al quale non si è ancora accennato: questi libri devono essere stampati in edizione limitata, sotto lo stretto controllo dell’artista, e le immagini non devono essere riproduzioni ma opere grafiche originali, quali incisioni su rame, litografie o xilografie. I volumi della collana iVitali soddisfano in pieno il primo requisito. Il Giancarlo e l’Andrea scelgono insieme il tema, dopo lunghe e piacevoli chiacchierate in cui non sempre il lavoro è l’argomento principe, selezionano i fogli che entreranno a fare parte del libro, sfogliando e risfogliando le cartelle di disegni composte nel corso degli anni dal pittore, e successivamente lo scrittore dà vita a storie liberamente ispirate dalle immagini. iVitali, però, non sono accompagnati da acqueforti, tecnica di cui, per altro, il Giancarlo è eccellente interprete, ma i circa trenta esemplari della preziosa ed elegante edizione di testa sono accompagnati da altrettanti disegni originali, tutti diversi l’uno dall’altro. Ogni copia, quindi, diventa unica e irripetibile.

La Carne (Andrea Vitali, Giancarlo Vitali)

Toro, 1984

Opere di lusso, d’accordo, ma non si deve dimenticare l’anima “popolare” de iVitali che, oltre all’edizione limitata, escono anche in libreria in forma di piccoli volumetti in cui i disegni sono (perfettamente) riprodotti e il cui costo equivale, grossomodo, al biglietto del cinema più coca cola e pop corn, a una cena in pizzeria ordinando margherita e birra media o all’ingresso in una discoteca di provincia, non tanto alla moda. Queste licenze rispetto alle regole e alle convenzioni, in realtà, costituiscono un interessante elemento di novità e possono solo contribuire ad arricchire la già gloriosa tradizione del libro d’artista. Non è finita, non è così semplice. Non basta il dialogo artistico e intellettuale tra pittore e scrittore. Come in tutti gli ambiti professionali e, più in generale, della vita, le cose sono un po’ più complicate. Perché nasca un libro, un libro qualsiasi e non solo “d’artista”, oltre al padre, l’autore, ci vuole anche il contributo della mamma, la casa editrice. Senza l’indispensabile intervento di editori illuminati e senza i loro soldi non potremmo parlare di libri d’artista: Ambroise Vollard, giunto a Parigi dall’isola di La Réunion per aprire una delle più importanti gallerie del secolo scorso, ne pubblicò ben ventisette e, alla sua morte, lasciò altri ventiquattro progetti incompiuti, coinvolgendo artisti del calibro di Picasso, Chagall, Rouault, Bonnard, Dufy e Rodin. E senza il genio di Tériade, probabilmente, Matisse non avrebbe dedicato anni alla composizione di alcuni dei più bei libri d’artista del Novecento, tra cui l’indimenticabile Jazz. Allo stesso modo, l’edizione che avete appena comprato o che vi è stata regalata non esisterebbe senza la fantasia e l’intraprendenza di Sara Vitali e Leonardo Castellucci, che hanno dedicato tanto tempo e tanto amore a questa collana.