In diretta dal riposo della transumanza, passando per gli anni 70 30 Marzo 2011 – Posted in: Archivio

Casalbore è uno schietto paesello montano della valle del Miscano. Conta duemila anime e unisce, come in un vertice, il Sannio all’Irpinia. Questo borgo è uno dei tanti luoghi, talvolta silenti ma sorprendentemente intrisi di virtuose tradizioni e di antica storia, sorti lungo tutto il percorso del regio tratturo che collega la Valle del Sangro con la piana di Candela.

casalboreNei 221 km. di questa tortuosa via erbosa si scandivano le stagioni della transumanza e con esse il ritmo vitale di pastori e contrade. Resta di questo millenario circo itinerante un comune ricordo e il fertile sedimento, prodotto notevole di un’intensa contaminazione di culture, fedi, leggende e gusto. Un’identità diffusa che, dall’Abruzzo alla Puglia, attraverso la Campania, accomuna genti diverse in una regione geografica trasversale, naturalmente autonoma seppur priva di contesto amministrativo.

Ricordo alle medie il Professore Lorusso, insegnava Italiano e Latino. Era un uomo bassino, tra i cinquanta e i sessanta, sgradevolmente saccente e dai modi paternamente spicci. Quante volte, nascondendo a stento il disappunto dietro i suoi spessi occhiali da miope, ha provato ad aprire un varco tra le nostre solide convinzioni di adolescenti. Era convinto che “I Pastori” di Gabriele D’Annunzio fossero un grimaldello per schiodarci dal nostro becero consumismo. Mentre per noi rappresentava una perfida ed onerosa punizione il doverla mandare a memoria e poi commentarla. Quelle rime ci apparivano melense, anacronistiche e banalmente evocative, e certamente lontane – erano i primi anni settanta – dalla nostra attualità di gente che respirava felice il caotico traffico metropolitano, stretti tra il vulcano e la linea di costa.

Immagini saltate fuori d’improvviso, liberate da quel punto dove ricordi ed esperienze, stipati e indifferenziati, giacciono apparentemente perduti ma inaspettatamente ancora vivi. Una molla scattata nell’attimo in cui Antonio, agricoltore, pastore e casaro, indicava nella valle l’ampio pianoro del riposo della transumanza. Un ricordo materializzato dal nulla sul dettaglio del suo racconto. Gli Stazzi e le Poste che ospitavano pastori e armenti. Soste nelle quali i casari al seguito cagliavano il latte e conciavano le forme di formaggio. Ognuno portava con se metodi e segreti dai luoghi di provenienza. Sapienze esercitate sul posto e inevitabilmente scambiate e arricchite. E poi la dogana che, con la conta dei capi, foraggiava le casse del regno e il fiume di prezioso letame, formidabile innesco dell’economia agricola locale, barattato con i profumi del pane fresco, l’energia del vino, gli aromi fruttati dell’olio.

castello normannoLa storia di Casalbore è intimamente legata al tratturo e si racconta ancora attraverso le profonde tracce che rimangono nei luoghi. Sono le cinquanta stupende fontane di fresca acqua di fonte che hanno affrancato pastori e greggi, i mulini, il corridoio della conta sovrastato dallo storico palazzo normanno e la scia del tratturo, evidente nello scorcio verso il fondo valle, che ancora si snoda in decine di tratturelli e diverticoli che tagliano sinuosi ampie distese di grano. Sono percorsi che ancora la collegano a Montecalvo, Ariano Irpino e Zungoli o che si inerpicano incrociando la storica via Adriana per Aeclanum. A valle veglia il santuario sannita di Macchia Porcara e, a testimonianza di civiltà più remote, una sorprendente necropoli a tumulo giace nei pressi in cui sorge, sui resti di un monumento funebre di epoca romana, la chiesa paleocristiana di Santa Maria dei Bossi.

Liberi di non venirci, come ama dire il mio amico Peppe, ma non immaginate cosa vi perdete.

santamariadeibossi