Cibo per la mente 17 Febbraio 2011 – Posted in: Archivio

Anticipiamo l’intervento di Gualtiero Marchesi che domenica 20 febbraio inaugurerà la quattordicesima edizione di Ristorexpo partecipando alla tavola rotonda sul tema “Cibo e mente”.

Ho modificato il titolo di questo incontro nella maniera che mi è più congeniale. La mente pensa, ordina ed esegue. Tiene la barra delle emozioni e, se vogliamo, le protegge da un eccesso di esuberanza, le conduce in porto verso l’oggetto dei desideri o dei bisogni. Da questo punto di vista la prima virtù della mente è la chiarezza, una buona dose di approssimazione tra obiettivi e mezzi.

La chiarezza è una virtù, perché non basta perseguirla, ma anche volerla. Direi che, addirittura, è un sentimento, un’istanza etica. L’ho cercata e la cerco in ogni ricetta, costruita partendo da una melodia, nata su suggerimento della materia, di un paesaggio, dei ricordi, di un’opera d’’arte… leggibile come uno spartito, nota per nota, ingrediente per ingrediente.

Ripeto sempre che basta guardare un piatto per capire se è buono. Ho dei dubbi che la verità si accompagni alla complicazione. C’è un proverbio brasiliano che recita più o meno così: lasciala com’è per vedere come rimane. Penso alla materia, al prodotto. Mentre molti lo elaborano fino a snaturarlo io faccio il contrario.

La mente, però, proprio perché ci aiuta a fare luce, accompagna l’ombra, l’oscurità in senso stretto, ma anche l’invisibile. Quando il cibo diventa cibo della mente, allora è a questo che tende.

Conoscenza ed esperienza permettono di guardare un piatto, di farsene un’idea precisa; una mente libera vi scorge anche quello che non c’è. Per essere ancora più preciso, mi affido alle parole, scritte da mia figlia Paola, un’artista con cui sento di avere una speciale affinità.

Gualtiero Marchesi

«La materia pura, semplice e forte ci parla senza paura di non bastare a se stessa. L’emozione sostiene la materia, ne è il pilastro, ne manifesta l’importanza. Una corteccia, un pezzo di caprone, acqua, ombra: tutto è equilibrio tra visibile e invisibile. Attraverso il mio contorno, la mia ombra, la sua assenza io esisto, io mi muovo, io sono, io suggerisco.

«Attraverso la forza di pochi alimenti il sapore può esprimersi intensamente e diffondersi nel palato.

«L’invisibile aumenta la percezione, fa in modo che l’uomo possa sviluppare l’immaginazione che ha dentro. Il visibile non ha bisogno di parole, dice tutto, rassicura e analizza.

«Visibile e invisibile fanno parte del nostro equilibrio, sono l’essenza del movimento come tutti gli opposti. Sono ovunque, ci circondano in qualsiasi manifestazione. Sta al cuoco e all’artista alternarli, equilibrarli in modo da provocare anche negli occhi dello spettatore quel movimento interno che crea appagamento e curiosità».