Sibilline Metafore & Gustose Provocazioni 6 Settembre 2010 – Posted in: Archivio

solfataraCredo che nel gioco, nel non prendersi troppo sul serio e nella leggerezza filologica trovino spazio deliziosi ambiti di profonda metafora e costruttiva provocazione.

La “cena didattica” di Slow Food, figlia di un laboratorio del gusto, evento del Malazè 2010 tenutasi al vulcano della Solfatara di Pozzuoli, ha in parte tentato di recuperare questi spazi in una piacevole rievocazione paleolitica di cottura geotermica.

Genna Iodice, brava cuoca della Compagnia del Ragù, si è cimentata col vulcano, utilizzandone l’energia geotermica, cuocendo una deliziosa “Millefoglie di Alici” in una fossa di 60 centimetri a 160 gradi di temperatura.

Evito il commento sullo scopo didattico pratico della cena, anche perché difficilmente riproducibile (non credo sia facile trovare nel giardino di casa un soffione sulfureo che ci aiuti allo scopo).

Evito anche di commentare il “pistolotto slowfooddino” d’occasione, che talvolta dà l’impressione di essere un copia/incolla dal manuale del buon Petrini, prezioso strumento di marketing comunicazionale di questa grande associazione.

Mi soffermerei, invece, su metafore e provocazioni che si sviluppano intrinseche in questo piccolo show.

Malazè, l’ho scritto, è una bella realtà frutto dello spirito intuitivo e tenace di Rosario Mattera e, ovviamente, di chi lo sostiene. Un golosa opportunità per parlare di territorio e al territorio.

Ecco, in questo duplice aspetto, che scopro felicemente popolare e colto, trovo efficacemente geniali le modalità di coinvolgimento poiché, al di là di tutte le storie riguardanti la stagionalità, il km. Zero e il recupero di antiche modalità perse nel dopoguerra – argomenti che Vito Trotta (relatore di Slow Food) ha ampiamente enfatizzato con una affabulazione tecnica ineccepibile, ma che penso ostico da argomentare alla massaia che spacca l’euro per arrivare a fine mese – rappresenta uno strumento di comunicazione popolarmente pregevole e innovativo. Intelligente, quindi, questa rappresentazione di cucina geotermica, perfetta occasione per sottolineare, in una gradevole metafora, il valore delle opportunità che il territorio offre.

Alici, scarole, provola affumicata, pane, olio, olive e capperi, unite nel trionfo di una gustosa provocazione gastronomica, non sono solo il creativo parto di una Chef de Cousine, che di solito si immagina rintanata nell’antro super tecnologico della sua cucina, ma un’idea brillante per utilizzare il meglio del territorio dimostrando che le condizioni operative non sono sempre un valore specifico assoluto.

Brava Genna Iodice, bravo Rosario Mattera. Bravo anche Vito Trotta che scopro professionalmente impegnato nella grande distribuzione, una buona speranza per il futuro.

Francesco Paciello