Ritrattare il ritratto 12 Luglio 2010 – Posted in: Archivio

A Cento una mostra curata da Vittorio Sgarbi propone linguaggi diversi attorno al tema del ritratto in figurazione

Antologica sul ritratto? Non un’antologia ci pare, tanto è diversa, perfino stridente se non incompatibile la vicinanza di certe opere ad altre. Piuttosto un punto della situazione sul senso del ritratto, sulla vitalità del ritratto, sull’attualità del ritratto e sulla sua fascinazione. Mostra che, a nostro avviso tocca gli ambiti della propedeutica, quelli dell’arte applicata al sociale, quella di un’arte che si esprime e si..ritrae attraverso provocazioni non poi così originali (certi linguaggi sembrano riecheggiare sperimentazioni da biennale anni’70, certe proposte sembrano cloni di movimenti ormai storicizzati e ampiamente elaborati), ma che denuncia limiti concettuali e strutturali. Da qui l’importanza di questo appuntamento espositivo che ci segnala l’innegabile difficoltà in cui sta navigando la pittura oggi. L’assenza di vere spinte ideali o di movimenti di pensiero figurativo, che un tempo agivano da catalizzatori per gruppi di artisti che si confrontavano, creando manifesti d’intenti e comunicando il loro modo di intendere e di operare non ci sono più. Nascono individui che si guardano poco intorno, che si interrogano ancora meno e che danno vita a personalissime e spesso onanistiche riflessioni che ci raccontano un mondo spezzettato e solitario dove anche i più talentuosi fra loro sono costretti da mercati nevrotici e senza basi culturali, a replicare al’infinito le loro prime, magari buone intuizioni.

Proposta trasversale partita dall’idea di mettere insieme molti, diversi linguaggi con il difficile compito di riflettere sul senso del ritratto come bisogno primo per qualsiasi artista e che a parer nostro denuncia il limite della pittura contemporanea: frammentazione, solitudine, trovate, incompatibilità di linguaggi.

Ferdinando Scianna - Sciascia, 1964

Mettere insieme grandi fotografi come Scianna, con raffinati illustratori come Pericoli, accostare giovani talenti del fumetto come Andrea Martinelli con le geniali e stravolte proposte di Stefano Mosena, accostare le belle e drammatizzate idee fotografiche di Oliviero Toscani, ai ritratti provocatori di Robert Gligorov appare, soprattutto, come un’eclettica trovata, un pò messa sù alla rinfusa e che lo stesso curatore, interpellato fuori tempo massimo a tentare di cucire le tante lacune di una mostra poco pensata, ha tenuto a ribadire raccontando il suo punto di vista su una “mostra utile ma non in ogni sua parte perfettamente risolta” .

Una mostra dove, vorremmo aggiungere, nessuno trova un proprio, personale risalto, ma tutti si confondono come in una dodecafonia involontaria. E allora viene da guardare con piacere e ammirazione due piccole opere di un pittore che per una vita intera ha fatto solo quello. Il piccolo ritratto che Giancarlo Vitali fece a Giovanni Testori (uno dei tanti) e che Sgarbi ha voluto pubblicato sulla copertina del catalogo e un’altra, il suo Pirola, figura molto amata tanto da essere stata affrontata più volte. Il Pirola, il farmacista druido che in quella asciuttezza di membra, essenza di una vecchiezza da veggente, si scheletrisce via via, facendosi sempre più angoloso, leggero e immateriale al punto da apparire quasi impronta d’uomo più che uomo in consistenza fisica, fino al ritratto in mostra, ch’è un incrocio di spatolate che s’aggrumano sul viso in un’affaticata, ultima essenza, quasi fosse ormai un’icona sacra da consegnare alla preghiera.

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Su Giancarlo Vitali…

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