Velasco Vitali. Sbarcando scomode presenze 25 Giugno 2010 – Posted in: ART

Due uomini, una canoa e un branco, la grande opera installazione di Velasco è l’evento artistico di Pietrasanta 2010

Una canoa approda con due profughi fuggiti da un luogo che li perseguita. Un branco in una chiesa sconsacrata si mummifica in atteggiamenti bradi, richiamando la difficile convivenza di un canile. Cani rifiutati, arrabbiati, abbandonati che ringhiano muti, fragili, pericolosi. Nella piazza, davanti alla chiesa, gli uomini sembrano sul punto di crollare sotto il peso di un’imbarcazione troppo grande, pesante quanto il loro infelice destino; nella chiesa i cani controllano il territorio ma forse sono lì per morire, resi quasi scheletri da una vita senza amore. Ma se nella piazza si fosse accrocchiato il branco e nella chiesa avessero riparato gli uomini sarebbe stato diverso il significato? No, i due momenti vivono episodi autonomi ma entrambi sono legati alla gogna della clandestinità.

Velasco VitaliSbarco, l’opera installazione di Velasco Vitali, si impadronisce dell’estate Pietrasantina 2010 dimenticandosi il marmo e i metalli nobili e proponendo materiali di recupero raccolti e modellati in alcuni anni di lavoro e di riflessione continua sul senso della solitudine, che si è fatto più acuto in questi ultimi giorni di palpabile, quotidiano disagio. Quello di quei cani e di quegli uomini costretti sempre a fuggire perché braccati dalla vita.
L’artista sbarca con una mostra solo apparentemente enigmatica che si esprime attraverso un realismo che si fa metafora e poi simbolo. Bella sfida da passare a chi la mostra la visiterà. Chi la raccoglierà dovrà fare un salto che superi l’oggettiva, scarna, scabra, bella plasticità dei contenuti artistico/formali. Ma viene da chiedersi dove sbarchi la metafora di Velasco, in un luogo nuovo che riaccenda la speranza o in una speranza mortificata, già morta sul nascere che parla di un disagio che abbiamo sempre vissuto e che vivremo?

Vari spazi espositivi proposti in conseguenza libera, non vincolata dal bisogno di darsi motivazioni razionali, consequenziali, strettamente collegabili. Fasi intermedie di riflessione su questo grande lavoro e due grandi tele/teleri che raccolgono, forse loro davvero, il concetto sensibile che lega tutti gli spazi espositivi: esseri che si perdono nel caos vorace degli istinti.
Un momento di arrivo o di partenza quello dei ‘due uomini con canoa’ ci si domanda nel bel catalogo Skyra, curato da Fernando Mazzocca e Francesco Poli e illustrato con un apparato fotografico firmato da Oliviero Toscani. Un momento di non arrivo, verrebbe da rispondere. Semmai di sosta da una fuga per prepararsi a una nuova, inevitabile partenza. Lo stato di un mondo peregrino, in un’epocale smobilitazione, onda vivente in disperato, sparso movimento, alla ricerca di nuovi valori e nuovi luoghi su cui costruire un dialogo diverso. E forse finalmente possibile.

Due uomini. Una canoa. Un branco. Difficile guardare quei musi che ti puntano pervasi da una luce sopita e umbratile che pare accoglierli, tutti, in un unico, freddo, pietoso abbraccio; luce di interpretazione correttissima studiata nei dettagli da Alexander Bellman. Difficile non abbassare lo sguardo davanti a quella dinamica fermezza, difficile sentirsi immuni da responsabilità davanti a quel mondo di ultimi che Velasco fa sorgere dalle ceneri di una discarica di rifiuti. E come non restare perplessi quando certa critica acclarata accosta i cani dell’artista al celebre cane in bronzo di Alberto Giacometti, scheletro vivente che medita sulla sua imminente scomparsa e che a testa giù si allontana dal palcoscenico del mondo in totale, disgustata solitudine? Il branco di Velasco invece ha una carica deflagrante di energia vitale che s’è trasformata in rigida, rabbiosa impotenza. Ogni suo cane non ha mai conosciuto la speranza ma vorrebbe vivere. Come quegli uomini vorrebbero gettare quella canoa e imboccare la strada di un’occasione vera.

Ma il valore semantico del suo lavoro crediamo sia arrivato un attimo dopo. L’impulso che ha mosso l’artista ha agito sul suo bisogno di fare scultura, su un’emozione che lo ha attraversato, su qualcosa di molto meno pensato. Un’emozione/rivelazione che lo colse in Sicilia nell’incontro con branchi di cani bradi. Cani diversi, feroci e disperati. E nell’incontro con quel mare filosofico e brulicante di ‘zattere della speranza’ in cui uomini, donne, bambini continuano a perdere la vita a due passi dalle coste della ‘civiltà’ nell’illusione di una vera occasione. Barche di deportati paganti e gabbati che affogano per un bisogno di speranza e a causa d’un tradimento. Questa, a nostro parere, la riflessione che ha mossa questa ultima fase del lavoro dell’artista. Fase che crediamo segnerà il suo percorso per molti anni ancora nella scelta di un sempre più asciutto, essenziale, lirico realismo formale da leggersi non solo come proposta artistica ma anche come meditazione umana e civile. A partire da questo suo sbarco in una delle capitali della scultura mondiale ch’è stata invasa da un interrogativo che certo molti coglieranno se avranno occhi per vedere e anima per interrogarsi.

Guarda i video di Velasco Vitali

Velasco Vitali

VELASCO VITALI
SBARCO

a cura di Fernando Mazzocca e Francesco Poli
progetto tecnologico di Alexander Bellman
Pietrasanta (Lucca), piazza del Duomo e complesso di Sant’Agostino
20 giugno – 5 settembre 2010
orari: 18.30 – 20.00 e 21.00 – 24.00 – chiuso il lunedì

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