Una giornata nella Fattoria di Montemurro 11 Maggio 2010 – Posted in: TRAVEL

montemurroLa Storia così come ci è stata raccontata dagli storiografi ci ha sempre affascinato, con le imprese di grandi personaggi o con eventi che hanno cambiato il percorso dell’uomo sulla terra nel lungo procedere dei secoli e dei millenni.

Ma la vita degli uomini è fatta anche di gesti quotidiani, di abitudini ripetute a volte meccanicamente, a volte con l’intento di tramandare un’usanza, una tradizione, o semplicemente perché gesti legati al comune vivere. E allora, perduti nella campagna dove le legioni del console Caio Nerone affrontarono le orde dei Cartaginesi, comandate dal mitico Annibale, ci chiediamo, per un attimo come vivevano in una fattoria del IV o V secolo avanti Cristo. Ed è in località Piani Parete, nel territorio comunale di Montemurro, che alcune di queste curiosità possono essere svelate.

Alla fine del V secolo avanti Cristo tutta l’alta Val d’Agri era densamente popolata con villaggi di pianura, di collina, con insediamenti anche di un livello organizzativo elevato, costellati nei dintorni da fattorie e casolari di campagna. Accolti da una immaginaria padrona di casa, siamo ospiti oggi della fattoria di Montemurro, casa colonica, residenza di una famiglia di ceto medio-alto: la pianta della casa è rettangolare, ad un solo piano, con un’ampiezza di circa 430 mq.

Tutte le sale sono prospicienti un corridoio (pastas), che funge, come oggi in qualsiasi casa, da collegamento. Gli ambienti residenziali sono chiusi a differenza del corridoio, semiaperto e della restante parte composta da un cortile e da un vano che poteva rappresentare il deposito per attrezzi di lavoro. La parte coperta dell’edificio presentava una copertura di tegole in laterizi in stile corinzio, con tegola piana associata a coppo semicircolare. Sul tetto era presente in corrispondenza del focolare una tegola opaion per favorire il tiraggio e l’aerazione dell’ambiente.

Dalle ceramiche presenti nella fattoria si desume che la prevalenza dei cibi era per quelli cotti in umido, piuttosto che fritti ed una abbondanza di cereali e leguminose. Tra i ritrovamenti nella fattoria, una matrice di testolina barbata richiama lo stampo per fare focacce o dolci. Carne e formaggi completavano la dieta dei tempi di allora. Nella chytra greca, olla a corpo globoso di media grandezza, venivano cotte la minestra di cavoli, cipolla, fave e piselli, o la minestra di legumi e lenticchie. Nella lopas si cuocevano il pesce fresco e l’anguilla. Si mangiava nelle patere e si sorseggiava un buon vino negli skyphoi. Esistevano vere e proprie batterie di terracotta, in massima parte non decorate che riempivano la dispensa e le mensole della cucina, oltre ad armadi lignei, in cui si conservavano gli oggetti più preziosi, a vernice nera o rossa. Non ci è sfuggita la presenza, nella stanza del focolare o in quella del telaio, di statuine femminili, in busti o in trono, statuine votive che abbellivano l’arredamento di quelle che erano le camere delle signore.

La fattoria disponeva di un piccolo edifico attiguo anche se separato, quella che noi oggi chiamiamo dependance, il cui spazio interno era dedicato ad attività quotidiane come la cottura del pane o l’attività al telaio. La visita con il pranzo volge al termine, comincia ad imbrunire e non è il caso di importunare oltre i padroni di casa. Così, lasciandoli sull’uscio di casa, li salutiamo e, nella placida campagna di Moliterno, ci allontaniamo nello spazio e nel tempo.

VIAGGIO IN BASILICATA

Autore: Annateresa Rondinella, Antonio Riviello
Editore: Florence Packaging
Pagine: 334
Prezzo: € 18,00

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