Antiche lettere di vino di Ser Lapo Mazzei 4 Maggio 2010 – Posted in: TRAVEL

mazzeiL’invenzione della cambiale, della lettera di credito, dell’assegno bancario e degli altri “strumenti di mercatura”, fu opera di un toscano, ommeglio, un facoltoso e illuminato commerciante e banchiere pratese. Il suo nome era Francesco di Marco Datini (1335-1410), uomo intraprendente che dal suo quartier generale di Prato governava un vasto impero commerciale che copriva l’Europa intera, dal Mediterraneo al Mare del Nord, alla costa atlantica. La storia della sua vita, dei suoi rapporti d’affari e d’affetti è scrupolosamente registrata nell’immenso archivio da lui stesso voluto e costruito con una cura e un dettaglio a dir poco stupefacente.

Si tratta di centomila lettere commerciali, cinquecento registri contabili, centinaia di libri di conto di società, altrettanti contratti di assicurazione e migliaia di polizze di carico, assegni e cambiali. L’archivio Datini è più di un manuale commerciale del trecento: è uno spaccato del costume e della società dell’epoca che si legge come un romanzo. Di straordinaria rilevanza storica le decine di migliaia di lettere familiari e personali repertoriate. Nella smisurata ricchezza documentaria dell’archivio, possiamo trovare documenti assolutamente unici che dimostrano come fosse quotidiana e prioritaria la preoccupazione per il sostentamento alimentare che coincideva con la ricerca del “mangiar bene”. Tra questi sono di enorme valore storico le lettere che Francesco riceveva ed inviava al suo più caro amico fiorentino, quel Ser Lapo Mazzei (1350-1412) notaio della Signoria, ambasciatore e proconsole dell’Arte dei Giudici e dei Notai, viticoltore e appassionato all’arte del vino. La storia della famiglia Mazzei – ch’è vicenda stessa di tanta politica e cultura toscana – ha radici antiche e in vigna.

La dinastia ha inizio dalla zona vinicola di Carmignano dove è documentata dall’anno Mille all’insegna di tre martelli di legno, arnesi tipici dell’arte dei Maestri Bottai e Dogai, sostituiti nel Trecento dalle tre mazze di ferro che figurano nello stemma attuale. L’epistolario trecentesco tra Ser Lapo Mazzei e Francesco Datini ci racconta la vita quotidiana dei corrispondenti, la loro personalità, le loro carattere, le loro inquietudini, lo stile di vita, i luoghi, gli abiti che indossavano e gli oggetti del quotidiano: uomini in carne e ossa, amici che confrontano l’uno la morale dell’altro, le rispettive debolezze, le contingenze del quotidiano. Gli scritti indirizzati da Mazzei a Datini sono prodighi di consigli giuridici e finanziari ma anche agronomici ed enologici. Il lavoro di vigna e ancor più di cantina, l’acquisto delle uve e la qualità dei vini, costituiscono un argomento di frequente riflessione: ” non vi curate della spesa di quel vino, benché egli fosse caro: la bontà ristora ” scriveva al Datini nel 1394, con un modernissimo invito a vincere la parsimonia in favore della qualità. A Ser Lapo Mazzei si deve il più antico documento sull’uso della denominazione “vino di Chianti“, apparsa per la prima volta in un suo contratto commerciale del 1398. “E de’ dare, a dì 16 diciembre, fiorini 3 soldi 26 denari 8 a Piero di Tino Riccio,per barili 6 di vino di Chianti; […] li detti paghamo per lettera di Ser Lapo Mazzei”.

La nipote di Ser Lapo, Madonna Smeralda andò in sposa a Piero di Agnolo e portò in dote ai Mazzei la proprietà di Fonterutoli, trasmessa dal 1435 fina ad oggi attraverso 23 generazioni. In questo Castello, nel 1202 e 1208 furono firmati i trattati di pace che definirono la storica assegnazione del Chianti al territorio della Repubblica Fiorentina. In quel tempo i Podestà di Firenze e Siena, logorati dalla perenne guerra chiantigiana, decisero di affidare la definizione dei confini a una corsa tra due cavalieri, che sarebbero dovuti partire al primo canto del gallo, uno da Firenze e l’altro da Siena. Nel punto di incontro sarebbe stato fissato il confine.

I Fiorentini scelsero un galletto nero, magro e affamato che cantava in continuazione per la fame: per questo, il mattino della gara, il galletto fiorentino lanciò il suo canto ben prima dell’alba, consentendo al cavaliere fiorentino di partire con grande vantaggio e di percorrere molta strada prima dell’incontro, che avvenne quasi in vista di Siena, proprio a Fonterutoli. Leggenda o storia, Firenze portò il proprio confine a Fonterutoli sulla linea di Castellina, Radda e Gaiole e costituì la Lega Militare e Amministrativa del Chianti assumendo come emblema il Gallo Nero. Da quasi sei secoli, la famiglia Mazzei si affaccia tutte le mattine dalle logge del Castello di Fonterutoli per godersi la vista del Duomo e della Torre del Mangia, aguzzi sul profilo di Siena in lontananza, ad additare il cielo sopra la campagna toscana. La dedizione famigliare all’attività vitivinicola è oggi rappresentata da un Lapo Mazzei quantomai contemporaneo e dai suoi figli, Filippo e Francesco. L’attuale Marchese Mazzei, già autorevole presidente del Consorzio del Chianti Classico, è un appassionato indagatore delle vicende storiche della Toscana e un grande esperto dei meccanismi dell’economia e della finanza. Instancabile fautore di una enologia fondata sulla qualità e sull’identità, l’ultraottantenne ed energico Marchese ama ripetere che l’albero genealogico della sua famiglia“…è come una vite rigogliosa con radici solide e profonde nella terra toscana, nel vigneto, nelle cantine e ovviamente nel vino”. Ser Lapo, dal cielo sopra la campagna toscana, ha più che un motivo per brindare, con orgoglio, alla propria famiglia, al suo omonimo e ai vini che portano il nome Mazzei nel mondo.