Le Donne sono un pianeta misterioso 7 Maggio 2012 – Posted in: ART, BOOKS

La prefazione di Roselina Salemi a Vivida mon amour, 7° titolo della collana iVitali.

Donne Donne (Andrea Vitali, Giancarlo Vitali)Le donne sono un pianeta misterioso anche per le donne. Provi a generalizzare e succede il putiferio. Ci sono le No kids, che guai a parlare di bambini, ci sono le Acrobate che osano il terzo fi glio, le Rifatte, che osano tutto, le Working girl, che vogliono tutto. C’è il modello Velina e il modello Suora (sempre più raro, in verità) e tantissime vie di mezzo. Ci sono quelle che “sotto i cinque carati non è vero amore” (venali!) quelle che è meglio “due cuori una capanna” (più di quante si possa credere) quelle che hanno le borse come amiche e le chiamano per nome: Jane, Birkin, Kelly, Diana, Carla. Poi ci sono quelle che vivono su Facebook e forse nella realtà non esistono. Esistono foto rubate e vite inventate, materiale da romanzo. In questa gran confusione è molto facile parlar male delle donne. Sembrano fatte apposta per diventare macchiette, caricature, basta poco. Se sono bruttine, c’è un vocabolario dedicato: spilungona, pialla, cozza, tappo (variante: tap model) e… “le belle sono fatte in un altro modo”. Se invece sono stupende, è ovvio che siano colpevoli di qualcosa. Perché, direbbe Catherine Hakim, rivoluzionaria saggista inglese, autrice di Honey Money, il loro “capitale erotico” crea imbarazzo. Se sono mamme, non lo sono abbastanza o lo sono troppo (da qui i “mammoni”) se i bambini non arrivano, si sentono “difettose” e ci scrivono su un libro, se portano il tacco dodici al sesto mese sono delle sciagurate, se stanno in ciabatte sono ugualmente sciagurate perché si trascurano. Tralasciando le lacrime, le chiacchiere, lo shopping compulsivo, le gelosie retroattive, l’ossessione per la dieta.

Sembra che le donne siano sempre sbagliate, mancanti di qualcosa, anche quando pilotano Tornado, operano a cuore aperto, si lanciano per conto della CNN nel bel mezzo di una guerra. Forse l’ansia di perfezione dipende dal senso, mai cancellato, di inadeguatezza che alimenta un’inesausta manualistica: come trovare un uomo, tenerselo, trasformarlo in marito e poi in un civile ex marito. Come essere indipendente, ma non aggressiva, dolce ma non passiva, fiduciosa ma guardinga, tosta, ma tanto, tanto femminile. Androgina quanto basta. Sexy, senza esagerare con il maculato. Carica di autostima. Una faticaccia in ogni caso.
Certo, andava peggio quando si discuteva se le donne avessero un’anima (le famose “belle senz’anima”) e, in fin dei conti, il diritto di voto, come quello a un conto corrente e al divorzio, è storicamente dell’altro ieri. La neuropsichiatra Louann Brizendine, in un premiatissimo libro sul cervello femminile spiega in maniera scientifica il paradosso che le donne rappresentano: fortissime e fragili, irrazionali ma con un potente istinto-guida, capaci di dimenticare il dolore del parto e di ricordare dettagli insignifi canti legati al mondo delle emozioni. Che cosa portava “lui” il giorno del primo appuntamento – spesso una cravatta orribile – come era vestita lei, che cosa hanno bevuto, se c’era il sole o pioveva, quale film hanno visto. Donne Donne (Andrea Vitali, Giancarlo Vitali)Questo cocktail è stato battezzato “intelligenza emotiva” dallo psicologo americano Daniel Goleman: significa che il comportamento delle donne ha un senso, per quanto ad alcuni possa sembrare incredibile. Solo, è governato da leggi un po’ più complicate di quelle che governano gli uomini.
Sono soggetti meravigliosi, un regalo per gli artisti. Le donne si sono messe in posa come Monna Lisa o la Maja Desnuda, hanno ispirato il Canzoniere di Petrarca e Lolita di Nabokov, sono state interrogate, inquisite, giudicate, maledette, adorate.
Nel bene e nel male, ognuno, raccontandole o dipingendole, si è portato via un pezzetto della loro anima. I Vitali non fanno eccezione. Ogni disegno, schizzo, poesia, fulminante ritratto in prosa, è un frammento di verità, e il mosaico non è mai completo, perché infinito, ma è divertente mettere insieme i pezzi. Nel microcosmo di Bellano, pigra provincia affacciata sul lago di Como, si rifl ette il resto del mondo con i suoi grandi interrogativi sul mistero della femminilità e le sue variegate incarnazioni: la lunatica, la disincantata, la sospettosa.
La verità? Se le donne fossero come gli uomini le vogliono, ammesso che gli uomini sappiano come le vogliono, se non facessero follie per una borsetta che porta il nome di un’attrice, se non strepitassero per un anniversario dimenticato, se non pronunciassero ventimila parole al giorno (e i maschi soltanto settemila) se non si lasciassero andare a gelosie retroattive e shopping compulsivo, la vita sarebbe molto, molto noiosa.