I ricicli preziosi di Giovanna Gavaudan 3 Dicembre 2012 – Posted in: ART

Gettereste al macero la vecchia spilla di oro giallo di vostra zia? La vendereste o invece la fondereste volentieri per ricavarne lingottini? E se qualcuno vi proponesse di dare una nuova vita a quel vecchio gioiello fuori moda, ma in sé prezioso? A Roma, in via de’ Vascellari, c’è una donna che “resuscita” gioielli dimenticati in un cassetto. Giovanna Gavaudan, artigiana orafa per scelta e passione, racconta così l’idea: «La chiave è leggere la modernità nella conservazione, recuperare e trasformare ciò che amiamo per non perdere e per non dimenticare, come ci suggerisce lo spirito dei nostri tempi, minato da una crisi che ci sollecita a considerare una via alternativa di sviluppo». Il suo progetto non sarebbe una novità assoluta se non trascinasse con sé un duplice obiettivo: non solo dare nuove forme a vecchi tesori di famiglia o gioielli che non ci piacciono più, ma farlo nella cornice di un altro “riciclo”, quello delle botteghe dimenticate o costrette a chiudere.

«La spinta principale che sta dietro il progetto di “riciclo prezioso” è ri-accendere le botteghe, quelle storiche o in via d’estinzione e quelle che molti giovani vorrebbero far nascere, se solo avessero l’opportunità di mercato. Le botteghe sono ancora l’ossatura di certa economia italiana, ma si fa finta non sia così. Attraverso loro si può portare l’attenzione verso la sapienza del saper fare, per un’etica del lavoro che non indulga nel benessere di un capitale economico, ma al valore dell’unicità del prodotto. E ancora – conclude Gavaudan – il mio vuole essere un progetto a favore delle botteghe come luogo altro di incontro e di sviluppo dell’innovazione, più legata alla vita e ai suoi bisogni, alla sua stessa sopravvivenza».

Giovanna Gavaudan non è una persona nota, né fa politica attiva, non è vecchia né giovane, non è appassionata di strategie marketing: è una lavoratrice come tante che ha scelto la professione artigianale per passione. E in un panorama di produzione industriale e seriale, questo ha un costo alto (non solo economico). Eppure lei, quasi in una battaglia solitaria, ha trasformato un vecchio negozio di Roma in un unico spazio che ospita tre botteghe: oltre alla sua di orafa, anche una dove lavorano due decoratrici e una dove lavorano due restauratrici.
Tre botteghe in una. Per promuovere tutto il progetto Giovanna ha allestito una mostra itinerante dedicata al gioiello recuperato: di volta in volta è ospitata nei luoghi dove l’artigianato nasce e si tramanda (guarda qui gli appuntamenti in calendario) mentre, chi passa da Roma, può visitare la sua bottega e vedere come si lavora, bere un te, chiacchierare, partecipare al progetto e magari decidere insieme anche che forma dare alla vecchia spilla di zia Antonia. «L’idea è promuovere un artigianato diffuso, che contamini altri spazi e negozi: diverse arti in uno stesso luogo, ma anche la stessa arte in itinere in luoghi differenti, botteghe dentro altre botteghe o comunque punti aperti al pubblico. Per non perdere di vista il saper fare».