Polvere di stelle. La Venezia degli Alajmo 13 Settembre 2011 – Posted in: Archivio

Massimiliano Alajmo

Il leone d’oro 2011 è stato attribuito, la notte delle stelle è passata, i riflettori sono spenti e a Venezia torna la calma, ma i vip in questa città non mancano mai, a saperli scovare nei posti giusti, quelli che hanno fatto la storia della mondanità veneziana.
Uno di questi è il Ristorante e Grand caffè Quadri, in Piazza San Marco dove Lord Byron, Balzac, Wagner avevano sempre un tavolo riservato.

Oggi, dopo qualche anno di crisi e di acqua alta, le celebrità sono tornate arrivando direttamente dal red carpet della Mostra del Cinema per trovare un posto dove poter stare senza essere assaliti, e godere di una cucina e un’accoglienza a tre stelle offerte dai fratelli Massimiliano e Raffaele Alajmo, che in occasione della kermesse cinematografica hanno ridato lustro all’antico locale, parte integrante della storia di quella città.

«L’esperienza del Quadri è decisamente magica nella sua moderna continuità con il passato», spiega Raffaele. E calza alla perfezione con la filosofia dello chef e del patron delle
Calandre di Padova, che si riassume in una frase: “ciò che diventa era”. Frase che lessi per la prima volta sui vetri del negozio di alta gastronomia di fianco al loro ristorante padovano. Con quel concetto in testa entrai nell’ufficio dei fratelli per dar corso a una lunga chiacchierata, che sarebbe diventata un capitolo di Spiriti bollenti.

Raffaele Alajmo

C’erano tutti e due, i fratelli: uno ritroso, guardingo, soave nella parola ma enigmatico, magro e altissimo che tocca il cielo al quale tende con lo spirito e con i suoi piatti e i quadri che disegna e le poesie e i pensieri che scrive.
L’altro, di statura più piccola e di circonferenza più sostanziosa, sorriso pronto, occhio arguto, favella che non sbaglia un colpo.
Due tipi più diversi è impossibile. Mi divertì la trattativa su chi avrei dovuto intervistare per primo. Credevo di poter fare una chiacchierata a tre, ma Massimiliano irremovibile e con quel modo alla Rémy del cartoon Ratatouille disse: «No, io non voglio fare l’intervista davanti a lui, altrimenti succede come quando eravamo piccoli: io voglio la stessa porzione sua e poi m’ingozzo e sto male».
E Raffaele: «È fatto così, però è un genio».

Ascoltando prima uno poi l’altro, pensai che nella loro profonda diversità si scorgeva il segreto di una forte sintonia: ruoli ben definiti in ambiti “naturalmente” diversi e separati, e qualcosa in cui credere che, per vie differenti, conduce entrambi a fare propria la medesima filosofia: quella scritta sulle vetrine del negozio di gastronomia, “ciò che diventa era”. Un pensiero generato dalla mente del torrefattore, Giovanni Frasi, amico degli Alajmo. E loro l’hanno presa come “motto perpetuo” per ogni avventura. Il Quadri a Venezia è più che fedele a quel motto.
Dice Raffaele: «Di questo storicissimo luogo non si cambia nulla, il posto è già magico così. Abbiamo solo modificato le luci, che ora illuminano il centro di ogni tavolo, e abbiamo tirato su le tende: qui il vero spettacolo non è nel piatto, ma fuori delle finestre».
Già, oltre le vetrate c’è Piazza San Marco e non c’è niente da aggiungere, se non il menu rispettosamente veneziano, ma con il nuovo tocco di Alajmo.
Perché “ciò che diventa era”, appunto.