Gli Etruschi di Castellina e di Fonterutoli 20 Giugno 2011 – Posted in: Archivio

Un Chianti senza vigneti e oliveti, senza neppure i suoi castelli, le pievi, le case coloniche e soprattutto senza la sua gente. Si deve fare un impossibile sforzo di fantasia per immaginare questa stessa terra quattromila anni or sono priva dei suoi secolari riferimenti. Molto prima dell’arrivo degli Etruschi da queste parti vissero a lungo uomini che si vestivano con pelli d’animali, che avevano armi rudimentali in pietra e bronzo, che si sfamavano con ciò che cacciavano. Piccole tribù di abitudini seminomadi che si erano sparse fra il centro e il settentrione della Penisola. Uomini che l’archeologia, proprio come fa la storia dell’arte quando si imbatte in dipinti stilisticamente assegnabili ad un’unica personalità di pittore, di cui non è però rintracciabile l’identità anagrafica, ha raccolte nel suggestivo e un po’ misterioso appellativo di Civiltà della Cultura di Rinaldone.

Ma lasciamo nel loro tempo infinitamente lontano questi primi antenati e torniamo ad un’età più definita, torniamo agli Etruschi che in Chianti hanno lasciato segnali consistenti della loro lunga e stabile permanenza. Ci sono reperti importanti conservati nella raccolta archeologica di Castellina in Chianti; ci sono piccole necropoli visitabili e c’è una grande passione per l’archeologia che si sente nella gente.

Questa zona del Chianti in particolare fu certamente sede di un’ampia area abitata. A testimoniarlo sono i molti ritrovamenti archeologici, in parte visibili nel museo di Castellina e soprattutto il Tumolo di Montecalvario, dalle dimensioni davvero considerevoli (53,45 metri di diametro e 169 metri di circonferenza), probabilmente la tomba del Lucumone (fine del VII ed i primi del VI secolo a.C.) e della sua intera famiglia composta da quattro stanze “orientate astronomicamente secondo i punti cardinali che costituiscono una testimonianza unica nel suo genere dal punto di vista planimetrico”.

E a pochi passi da Castellina, raggiunto il borgo di Fonterutoli, inoltrandoci in una macchia boscosa quasi dirimpetto all’abitato, potremo visitare anche la necropoli del Poggino, risalente al VI secolo, di cui fino ad oggi sono state riportate alla luce cinque tombe ipogee, quattro a camera e una a cassone.

La probabile tomba di un Lucomone, poi altre necropoli. Tutto lascia pensare che in questa ampia area, fra il VII e il V secolo, fosse sorta una vera e propria città. Ma si sa che l’archeologia, scienza d’elite e poco sostenuta dalle istituzioni, viva da sempre grazie alla passione e all’entusiasmo degli studiosi e dei semplici simpatizzanti che fra mille difficoltà coltivano per noi il seme delle nostre radici. Così hanno fatto e continuano a fare i chiantigiani di Castellina che lentamente ma inesorabilmente, da padre in figlio, lavorano in silenzio per riportare alla luce quel Chianti etrusco che in gran parte si cela sotto i vigneti, gli oliveti e i boschi di queste terre.