Il Trittico di Testori e Vitali 8 Dicembre 2010 – Posted in: Archivio

“… ancorché il gran trittico violenza gridi: sacrificale, certo; com’è la sola violenza degna dell’uomo; e sul suo farsi umiliata sublimità dell’espressione: e dell’arte.”

(G.Testori)

Pensare una mostra in termini interdisciplinari. Poi interpretarla con intenti letterari e infine immaginarla e risolverla attraverso il dato pittorico che diventa stimolo emotivo e insieme conferma visibile di quella suggestione. Ci vuole una mente diversa, com’era quella di Giovanni Testori, compianto critico, scrittore, storico dell’arte, poeta, che nella sua vita ha più volte attraversato tutti questi diversi ambiti creativi, con l’originalità, a volte con il genio di una solitaria apparizione.

L’intuizione testoriana fu quella di immaginare una mostra che rendesse omaggio a I Promessi, com’era familiarmente solito definirli, assemblando trasversalmente tre secoli di pittura figurativa locale. Intuizione della metà degli anni ’80 che in parte Testori realizzò nel 1985 in una storica esposizione a Palazzo Reale di Milano e che il mese scorso è stata ripresentata e implementata a Villa Manzoni, sede dei Musei Civici di Lecco, grazie all’iniziativa dell’Associazione Testori e delle locali Istituzioni.

Mostra su cui è già stato molto scritto e che, in due parole, tenta di affrontare il tema letterario manzoniano attraverso un percorso di tipo stratificato che ne fa da un verso una tradizionale mostra di pittura, da un altro una mostra socio-letteraria e da un altro ancora una rassegna dinamica che rinnova alcuni suoi aspetti in corso… di mostra.

L’aspetto ‘dinamico’ è appunto quello che vedrà, il prossimo 11 dicembre, sostituita un’opera d’arte in esposizione, la bella Natività di Andrea Appiani, proveniente dalla Collegiata di Arona, con il Trittico del Toro del pittore bellanese, o bellanasco (come lo definiva lo stesso Testori) Giancarlo Vitali.

Un evento nell’evento dunque che vedrà di nuovo riunirsi le tre grandi opere vitaliane che, nella loro impressionante presenza scenica richiamano l’immagine di una crocifissione.

Opere riunite, dicevamo, alle tre intense liriche dello stesso Testori scritte d’impulso nel momento in cui al critico furono mostrati i dipinti di Vitali. Tre dipinti e tre poesie che diventano come un’unica opera, segno e paradigma di una sofferenza e di una speranza che si cela dentro e oltre quelle carni lasse e morte e che per Testori, ma crediamo anche per Vitali, rappresentano la speranza o l’ambizione del superamento della morte attraverso Cristo. La morte sacrificale di un bue, ch’è la stessa morte sacrificale dell’uomo, ch’è la stessa morte sacrificale di Dio ma che cela la speranza di una Resurrezione.

“In novembre, – racconta Giancarlo Vitali – nel breve tempo di pochi giorni, ‘nascono’, uno dopo l’altro, i tre tori. Un parto ‘precipitoso’ e felice. Come felice fu l’impulsiva stesura delle poesie per il “trittico”, vergate di getto su fogli di taccuino dall’amico Testori nel momento in cui glieli mostrai.

Subito Gianni volle dedicarmeli, quei suoi magnifici, ispirati momenti poetici. E lo fece in segno di riconoscenza per le tre tele che gli avevo donato. Fu uno scambio emozionante, emotivo. Uno scambio che ci avrebbe definitivamente legati a una sincera e duratura amicizia. Tre dipinti e tre poesie nati assieme, quasi fossero un’unica opera. Un’opera che, secondo le nostre intenzioni sarebbe dovuta restare insieme. Intenzioni che, purtroppo, non furono rispettate visto che poi il Trittico fu separato e ognuno dei dipinti prese diverse destinazioni. Adesso, per merito di un’illuminata iniziativa dell’Associazione Testori, il Trittico si ricompone (anche se solo temporaneamente) rievocando in me la memoria di quei giorni intensi, condivisi con un grande e caro amico”.