Catalogo realizzato in occasione della mostra iVitali. Andrea scrittore, Giancarlo pittore (7-28 settembre 2014, Varenna).
Opere di Giancarlo Vitali.
Contributo critico di Michele Tavola: Uomini, maschere di un eterno Carnevale
Dipingere una maschera è un modo di interpretare, è un tentativo di fare emergere il significato vero e profondo di ciò che sta sotto la maschera stessa. Qui ne se grime pas?, ovvero, Chi non indossa una maschera? è il titolo di una delle tavole più belle e drammatiche del Miserere di Georges Rouault, peintre-graveur tra i più amati da Giancarlo Vitali, che attraverso il volto del clown triste racconta il duro mestiere di vivere e scava senza compromessi alla ricerca di ciò che è nascosto dal travestimento. Questa è la via, indicata da Rouault, per analizzare un tema affrontato per tutta una vita, senza soluzione di continuità, dal pittore di Bellano. La maschera è filtro per leggere la vita, in ogni epoca e in ogni contesto sociale. Gli amanti dell’opera di Vitali e i più attenti conoscitori del suo lavoro, di fronte a questa tipologia di dipinti avranno sicuramente sulla punta della lingua il nome di un artista senza dubbio apprezzato e studiato dal bellanasco, ovvero James Ensor, autore di tele al vetriolo che con l’escamotage della metamorfosi e del travestimento mettono a nudo le meschinità del genere umano. Molti staranno già attendendo il momento del confronto tra i due pittori, ma si chiede loro scusa fin da ora poiché chi scrive ha deciso di deluderli. Benché vi siano affinità evidenti, il gioco dei rimandi iconografici tra le tele del belga e quelle del laghée, per quanto suadente, sarebbe stucchevole e, soprattutto, poco proficuo per comprendere lo spirito col quale sono state create. Un’ipotetica ricerca dei precedenti figurativi ci porterebbe sicuramente a citare il Brueghel della Lotta tra Carnevale e Quaresima, vicino nel sentire alle affollate feste paesane di Vitali; di sapore apertamente arcimboldesco sono il Cuoco vestito da pollo e il Pollo vestito da cuoco, praticamente indistinguibili e intercambiabili, e certi volti composti da ritagli di giornale dipinti, alla maniera del pittore milanese vissuto tra le corti imperiali di Vienna e Praga. Gli arzilli e simpatici scheletri che compaiono in Carnevale alla fine (ma anche nella straordinaria Vetrina del tempo dipinta trent’anni prima, sebbene non del tutto pertinente con il soggetto qui trattato) sembrano parlare lo stesso dialetto delle sorprendenti e quanto mai vivaci Scene di scheletri viventi dipinte all’inizio dell’Ottocento per la chiesa di Santa Grata a Bergamo da Paolo Vincenzo Bonomini.
Disponibile anche in eBook.
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DICONO DI NOI
LA PROVINCIA DI LECCO: Due Vitali straordinari. Lo scrittore e il pittore
LA PROVINCIA DI LECCO: In coda per le opere dei “due Vitali”. Il pittore e lo scrittore
TUTTO MILANO: Il lago dei Vitali tra dipinti e libri
FAMIGLIA CRISTIANA: Il surreale mondo dei Vitali
CORRIERE DELLA SERA: Il borgo sul lago e i suoi “numi”. “Qui il riassunto del mondo”
LA GAZZETTA DI LECCO: La collana iVitali in mostra a Varenna