smALLchristmas 1 Dicembre 2014 – Posted in: TRAVEL

Un’antologia di racconti autobiografici e fantasticherie sulla festa più “familiare” dell’anno, scritti da persone comuni e note, dai 13 agli 80 anni. Alcuni estratti dei racconti pubblicati su smALLchristmas.

Mamma Cencia e le comete
Francesca Alberoni, home economist
[…] Erano i Natale con mio padre, col quale passavamo anche buona parte dell’estate tra giochi di coraggio e indigestioni di nutella, fiabe stupende e gite zingaresche. Con lui in testa, infagottati e appena svegli, ci mettevamo tutti in fila indiana per scendere le scale fino alla sala dove troneggiava un profumato abete adornato di palline un po’ intere e un po’ rotte, e il più bel presepe che avessi mai visto, con scenari e colline di muschio vero e una cometa grande come un mio braccio.

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Fuori quota
Claudio Bisio, attore
[…] Insomma, anche Moro, in qualche modo c’entra con l’avvenimento in questione. Natale 1978, appunto. La separazione dei miei genitori venne comunicata, a me e a mia sorella, all’inizio della primavera. […] Risultato immediato: mio padre uscì di casa. La mia reazione? Uscire di casa anch’io. Ma sì, il momento, diciamo così, sembrava propizio, tipo palla al balzo da prendere, considerando lo stato di smottamento della nostra famiglia.

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Il campanellino e la buona onda
Sofia e Gisella Canali, studentessa delle medie; libero professionista
[…] Quando ero piccola sentivo i campanelli e mi infilavo sotto le coperte aspettando che se ne andassero. Poi veniva la nonna a chiamarmi e andavamo insieme nella sua camera o in sala, dove ci aspettava un grande sacco rosso ricolmo di regali d’ogni genere.

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Natale è Felicita
Piero Chiambretti, conduttore televisivo e showman
[…] A Natale il condominio si mobilitava: alcuni inquilini maschi nottetempo salivano a casa nostra e aiutavano Felicita a montare tutto ciò che una donna non riesce a fare perché inadatta col martello, i cavi elettrici, il compensato, la colla e i trasformatori di potenza per far correre i treni sul plastico.

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Feste clandestine
Lisa Corsi, free lance (aspirante giardiniera)
[…] Il 25 si mangiava a casa dei nonni intorno a uno smisurato tavolo assieme a tutti i fratelli e le sorelle di mamma. E poi la tombola sbafando pandoro, momento clou per noi più piccini, che finivamo sempre a parlare della letterina da scrivere alla Befana per chiederle di esaudire i desideri. Io un anno scrissi: “Cara Befana portami una famiglia come tutte le altre”. […] Ora, immaginatevi che cosa significa “Natale con i tuoi” per una che si ritrova con tre famiglie moltiplicate per i rispettivi parenti vecchi e quelli acquisiti, conseguenza del proliferare di matrimoni (ah, adulti recidivi!). A quel punto ero diventata una virtuosa del Christmas planner.

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Circobarnum sotto l’albero
Vittorio Cosma, musicista
[…] La mia compagna, da buona nordica super, è figlia unica di figli unici. Il suo Natale era in tre nel silenzio della brughiera, con gli auguri sottovoce e alle undici e mezzo tutti a dormire. […] Lei il 24 sta nella silenziosa brughiera nordica mentre noi andiamo nella nostra Rio de Janeiro napoletana, dove ci caliamo nell’atmosfera così definita da mia figlia 23enne: “che bello, mi metto la tuta e non la levo per tre giorni…”. […] E anche il treno entra di diritto nella tradizione. Il treno del 23 sera è il treno dei terroni che “scendono” da Milano, un treno dove quasi ci si conosce, ci si ritrova, tutti con pacchi e pacchettini in un’atmosfera molto divertente.

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La parola che accade
Giulia Cristiani, consulente aziendale
[…] “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce, su chi abitava in terra tenebrosa una luce rifulse, hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia”. Questo è il racconto del Natale cristiano, che placa le ansie e allarga il sorriso. Perché qui c’è tutto. C’è il senso di un Dio che vuole la nostra felicità e che sceglie di mostrarsi in basso, ai pastori, alle minoranze che certo non frequentano il tempio. […] E se mia figlia, il mio amore grande, la luce del mio cuore, il giorno di Natale non è con me, come è capitato, come succede nei nostri Natali ogni anno diversi, questo non è più una fatica, una sofferenza, non è più un argomento. E lei lo sente, lo avverte. Lo colgo nella leggerezza del suo sguardo.

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Si migliora con gli anni
Alessandra de Vizzi, traduttrice e scrittrice
[…] Nell’arco di un anno ci sono alcune date che risultano più difficili da superare senza starci troppo male. Il primo giorno d’asilo/scuola/università sono ostacoli massicci che tolgono il fiato e annodano lo stomaco, così come il compleanno, ma almeno sono momenti intimi, personali, che si possono o meno condividere. Natale no. […] A meno di non fare uso massiccio e controproducente di alcol o altre sostanze in grado di annullare per un po’ la consapevolezza della realtà oggettiva, per la mamma single di un bimbetto sotto i sei anni, il Natale è una tortura in grado di lasciare cicatrici che riaffiorano a distanza di decenni.

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Più normale del normale
Lorenzo de Vizzi, studente universitario
[…] Uscendo dall’infanzia, complici i regali che cominciavano a latitare, iniziai a capire che il Natale dietro la sua barba bianca portava dolori agrodolci, tipici di chi ha spartito la festa con persone che non ci sono più.

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Natale in quadruplo
Dialogo fra Giulia Emme e Anna Terruzzi, studentesse scuola superiore
[…] La sera del 24 invece festeggiamo Natale in piccolo, con mia mamma e mio papà a casa. Una cenetta carina, solo noi tre. Poi di solito mio papà viene la mattina presto del 25 per aprire i regali. O almeno questo accadeva finché è esistito Babbo natale. Perché, sul fronte regali, quando c’era Babbo Natale era tutto perfetto; poi invece sono iniziati i casini. […] Quando credevo a Babbo Natale era più semplice. I regali erano tutti sotto l’albero, a casa mia e della mamma. E il papà la mattina del 25 stava mezz’ora sotto casa aspettando che mi svegliassi. Poi, quando mi alzavo, lo chiamavo al telefono e lui mi diceva sempre: ehhh sì, sono da mezz’ora qua sotto. Aprimi…

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La nonna che voleva cambiare il mondo
Ida Faré, architetto e antropologa
[…] La cena della Vigilia di Natale a casa mia era dunque numerosa, con l’ex marito e il mio nuovo compagno, e ovviamente la nuova compagna dell’ex marito e vari compagni con o senza compagne ai quali spesso si aggiungeva qualche compagno venuto dall’estero, dalla Francia o dalla Spagna, per rispettare l’internazionalismo proletario. […] Il menù della Vigilia, rigorosamente di magro, era esattamente quello che si usava nella famiglia dove sono cresciuta, e che naturalmente avevo rinnegato. […] L’unica cosa nuova era la musica e le canzoni tipo “Contessa”, “I morti di Reggio Emilia” o “L’Internazionale”, che ci ricordavano il nostro mestiere: essere veri rivoluzionari.

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Prima, durante e dopo
Letizia Fiorita, assistente sociale
[…] Il ricattatore, colui che ci teneva in scacco matto, in realtà era Babbo Natale: il risveglio dei bambini e la meraviglia dei doni sotto l’albero non lasciava scampo ad una vigilia rigidamente casalinga e al conseguente pranzo dai suoceri. La questione di dove si sarebbe presentato Babbo Natale si è posta ovviamente con la separazione. […] Per i separati le feste e le vacanze sono spesso aree critiche – da me, da te, per quanto tempo, io vado, devo fare cose – con tutto quello che ne consegue e un latente, neanche troppo, fastidio verso l’altro, che ti trovi ancora di fronte per contrattare pezzi della tua vita, mentre il tuo unico desiderio sarebbe vederlo cancellato dalla tua esistenza una volta per tutte.

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Un Natale particolare
Maria Garofalo, avvocato
[…] E poi iniziarono i dubbi: che diritto avevo di privare mio figlio del suo Natale? Lo scrutavo e il suo sguardo fece il resto. Ecco il primo cedimento: l’acquisto di un abete. Avevo resistito fino a quel momento, ma ora il mio bimbo di quattro anni voleva il suo albero luminoso. E la felicità dei nostri figli non ha prezzo!

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L’albero di ferro
Francesca Joppolo, giornalista
[…] Anche il tavolo da pranzo era nuovo e metteva paura solo a guardarlo: un mobile laccato di nero, duro e scontroso, sedie dallo schienale alto e stretto, scomodissime per natiche, schiena e anima. Un Natale da fachiri. […] Secondo il luogo comune per cui a Natale sono tutti più cattivi, ne venne fuori un inferno. Mio padre, intelligente e terrorizzante. Sua moglie, odiosa e offesa. La figlia di lei, poveraccia, schierata in difesa della madre, con mezzi modesti a disposizione, sperando almeno una volta di essere accolta nel seno materno, dopo essere stata sgravata in ogni senso. Mia sorella tenera, disperata per l’armonia finta e perduta. Io – dice lei – con lo sguardo gelido poggiato su mio padre.

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In minore
Jenny Lilla, studentessa scuole superiori
[…] Il clima sembra apparentemente quello di tutti gli anni; nel corso dei discorsi intavolati, però, le loro voci diventano parole in sottofondo e io inizio a pensare ai Natali precedenti, prima del divorzio. […] L’impostazione del pranzo e dell’albero corrispondono e il numero dei parenti è più o meno lo stesso. L’elemento più importante, però manca e questo determina il mio umore diverso. […] Do un giro di chiave, in casa piomba il silenzio. Solo la musica continua a suonare. Lo schermo del mio telefono s’illumina, rispondo. “Ciao fiorellino, buon Natale!” esclama una voce dolce e squillante. “Buon Natale anche a te, mamma”.

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Oh Tannenbaum!
Marina Mander, scrittrice
[…] Mi era capitato di vergognarmi, sì, della costellazione di singolarità e singlitudini priva di nessi canonici alla quale appartenevo perché, con la crudeltà innocente di cui solo i bambini sono capaci, ero stata apostrofata con derisione da una compagna di scuola in quanto “signorina con le zie”, come se il fatto costituisse una colpa o una specie di stigma. […] Qualche volta mi sono sentita in difetto per ciò che, invece, si sarebbe rivelato un pregio, ma in generale andavo fiera della mia famiglia che poteva essere small, medium o large, a seconda di come giravano i refoli di bora. Ed ero fiera anche di quel presepe allestito ai piedi dell’albero da adulti perfettamente atei, a beneficio solamente della mia sacra e santa felicità. […]Però ci siamo abituate anche all’alternanza: è da undici anni che sono separata, Ester aveva sei anni e Joyce cinque. Anche se i primi tre Natali sono stati molto duri: c’era un affido complesso, conseguenza di una lunga guerra legale perché lui, il padre delle mie figlie, voleva togliermi la podestà genitoriale. Non c’è riuscito, ma il primo anno lui ha avuto l’affido totale delle bambine. È stato il periodo e il Natale più brutto della mia vita. […] Il primo Natale dell’anno della separazione ricordo Ester, che venne a trovarmi, e appese una letterina all’albero con scritto: Caro Babbo Natale il mio più grande desiderio è vedere mamma e papà insieme. […] I Natali che hanno scandito la mia vita, dalla separazione a oggi, non sono stati semplici. Mi ripetevo: “adda passà ‘a nuttata”, mentre chiamavo il telefono rosa o uscivo da una seduta con psicologi e assistenti sociali. Ora non mi fa più paura niente.

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Insieme o lontane, ma nella tradizione
Giusy Napolano, impiegata
[…] L’anno in cui a me toccano le feste natalizie “da sola”, per esempio, ho perfino imparato a ritrovare il gusto delle feste vissute “da figlia”.

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Una piccola, fantastica famiglia!
Maurizio Nichetti, regista cinematografico e teatrale
[…] Mia mamma mi sorride sempre, è bella come una Madonna, mio padre lo ricordo sempre con la barba, mi ha detto che da bambino non l’aveva, ma io non gli credo, per me era così anche da neonato, con la faccia barbuta che conosco io. Tutti sono molto gentili con me, hanno sempre mille attenzioni… forse troppe! quest’anno, per fare un esempio mi hanno fatto sdraiare su della paglia vera! Pizzica da morire. […] Gli angeli nel cielo dondolano, appesi a fili che trasparenti non sono. Si stanno passando la notizia: non c’è Giuseppe! Un pastore è stato messo al suo posto, ma la mamma non lo vuole e ha ragione. Io sono piccolo, sono appena nato, anzi, a dire il vero, nascerò ufficialmente solo tra una quindicina di giorni e questa è tutta la mia famiglia, Magi e cammelli compresi.

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Babbo Natale anticipato
Ilaria Nibbio, studentessa scuole medie
[…] Mi sarebbe piaciuto qualche volta festeggiare il Natale con la mamma. Non ho mai capito perché devo festeggiarlo con il papà, ma ormai è una tradizione. È la nostra tradizione, come il pandoro. A Bologna il pandoro. A Esino il panettone. Quando ero piccola e ancora non capivo la situazione, il Natale con il papà a Bologna io l’avrei cambiato. Mi domandavo perché non potesse esserci la mamma. Però forse lo sapevo. […] Mi piacerebbe ancora passare il Natale con tutt’e due i miei genitori, però anche con mia sorella e mio nipote. Gli altri parenti… non so. Eliminerei non tanto i parenti quanto le litigate, che poi qualcuno ci rimane sempre male. Io non ci rimango mai male perché mi dico: sono fatti così, che ci vuoi fare? Ma alcuni sì e non è bello che la notte di Natale qualcuno vada via triste.

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Merry Xmas Mr. Εὐκλείδης
Nino Piccolo, architetto
[…] Altro abbandono: “Crash – Contatto Fisico”, il film guida della sua vita, che riguardava almeno una volta al mese, ambientato a Los Angeles a Natale. Natale, il primo senza triangolo, il primo da punto, libero, senza dimensione e posizionamento nel piano fluido, senza x e senza y. Credeva. E di nuovo non vedeva la pianta, non guardava “Crash” e non suonava più neanche la batteria. […]Per progettare si inizia dalla pianta. Ecco la geometria, applicata, che torna. Ecco che tutto torna. […] Una geometria bidimensionale, una figura piana, un poligono, il Poligono, con un numero di lati e vertici in continua gemmazione, definito da semirette e non da segmenti, collocato in un punto N con zero del piano fluido del Natale nonché della vita in generale.

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Natali struggenti per gente anti-Natale
Maria Laura Rodotà, giornalista
[…] Nove anni fa, a settembre, la mia famiglia divenne di colpo del tutto monoparentale. Mia figlia aveva nove anni. Le disse che figlia e cuccioladovevano stare insieme, che tutti avrebbero portato i loro cani, che i suoi due cani non sarebbero stati chiusi e avrebbero girato anche loro per casa. Quella sera, capimmo appieno il significato del termine “cagnara”. […] Se siete padri o madri singole e la jattura natalizia si avvicina, tenete presente che:
bisogna fare sempre le stesse cose. Ai bambini piace così. Amano le certezze natalizie, anche quando piantano capricci inenarrabili sostenendoche non hanno voglia di andare e fare. Che si arrabbiano, che si annoiano. È vero; però ci tengono. Si arrabbia e si annoia pure il genitore, certo. A differenza del figlio, ha accesso ad alcol, psicofarmaci, a volte a sostanze vietate dalla legge Fini- Giovanardi. È il momento di approfittarne. […] Il padre/madre singolo/a, durante le adunate natalizie, non deve cenerentolizzarsi. Deve essere, come dicono i militanti Lgbt, out and proud, esplicito e orgoglioso. Si raccomandano maglioni di qualità, bei pantaloni, gonne carine, scarpe di un certo livello. Per essere eleganti e surclassare babbi e mamme sposatissimi e vestiti tipo Ferrero Rocher.

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Atei e materialisti
Luca Sparnacci, funzionario provinciale, prossimamente pizzaiolo/panificatore
[…] L’ateismo comunista non impediva, quindi, che il materialismo consumista si impossessasse del bambino, che si trovava così a festeggiare la vigilia dai parenti del patrigno, il Natale con la famiglia materna e Santo Stefano dai nonni paterni! Ed erano regali a pioggia. […] Anche per me, figlio di separati, in un mondo di altra “normalità” – basti considerare che per tutto il ciclo delle elementari, se togliamo un paio di orfani, ero l’unico ad avere quel tipo di “famiglia sciagurata” – quei giorni finivano per essere comunque speciali. Finalmente toccavo con mano i vantaggi oggettivi della situazione e non solo gli svantaggi “emotivi” che inevitabilmente vivevo.

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Una moneta d’oro
Giorgio Terruzzi, giornalista
[…] Quel ricordo formidabile, un lampo bianco nel cuore dell’inverno, lo devo a mio nonno, nato nell’Ottocento, addirittura. Era un uomo che usava solo abiti scuri, bonario e austero, custode di un ordine non soltanto etico. Il suo gesto eccezionale, unico e perduto, alimenta ancora oggi un’attesa senza confronti. Il Natale come unica festa, un avvento potente, svincolato da ogni interpretazione cattolica. Un lunghissimo Sabato del Villaggio, da santificare con deliberata intensità. […] Il Natale vale dunque come puntuale verifica, dentro la quale le età delle bambine prima, delle ragazze poi, determinano attenzioni e gesti adatti e diversi. Madri che sono mamme per davvero, con addosso un abito da festa; padri che sono papà, ma certo, con su la cravatta della festa. Qualcosa di novecentesco resiste, ecco. Fa da ansiolitico, mette una pezza, appunto. Senza bisogno di cerimoniali o di finzioni.

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Calze di Natale
Benedetta Tobagi, scrittrice, giornalista e conduttrice radiofonica
[…] Il suo preferito era “Le dodici fatiche di Asterix”: ci pensa ancora tutte le volte che fa la coda in cancelleria. La sera, spesso, facevano “Dumbo”, o era a Pasqua? Comunque, lei lo guardava e stava malissimo. Pensava fosse per la paura che, dopo il papà, se ne andasse anche la mamma. Ora si rende conto che si sentiva già disperata come Dumbo, anche se la mamma era sempre a casa, anche se aveva un sacco di gente, intorno. Non mancava solo un papà, in quella casa. Mancava soprattutto una bambina. […] Rebecca leggeva la riprovazione sui loro volti e si vergognava come una ladra perché non sapeva resistere al richiamo del Paese della Cuccagna. Le sarebbe piaciuto mandare indietro tutto quel ben di dio come una piccola eroina solitaria, s’immaginava che la mamma sarebbe stata molto orgogliosa di lei, ma non ci riusciva. E in fin dei conti è andata meglio così: poteva diventare un pubblico ministero invasato, anziché un avvocato comprensivo.

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Ladro di tovaglie
Franz Zizou, stilista disoccupata
[…] Nella mia vita la tovaglia aveva già un significato di per sé. Significava cenare con i nostri genitori in salotto, mentre di solito io e Giacomo mangiavamo in cucina da soli e andavamo a letto presto. Ma le due tovaglie di Natale rappresentavano ben di più. Erano l’immagine della perfezione, della perfetta felicità. Significava noi, i nostri genitori e tutte quelle persone e quei colori. […] La mia passione era ciucciarmi il pollice, strofinare il sopracciglio con l’indice, e con l’altra mano lisciare qualcosa di morbido, ma a Natale me ne dimenticavo. C’era troppa meraviglia da assaporare. Perché anche la zona preclusa si apriva. La parete scorrevole veniva aperta e lì veniva collocato l’albero con il suo ricco addobbo.