Silhouette. Diamoci del tu. 18 Novembre 2010 – Posted in: BOOKS

In occasione dell’uscita del primo titolo della collana iVitali, pubblichiamo la prefazione di Andrea Vitali.

È una giornata di nuvole basse. La pioggia insiste sin dalla mattina. La sponda di là, manco a dirlo, non si vede. Se esiste ancora lo apprendo dai fari delle rare macchine che percorrono la statale Regina, e le sue strette, pericolose curve. Per i più, forse, è una giornata esecrabile. Lo è senz’altro per coloro che pensano al lago quale meta di tristanzuoli dalle più disparate ragioni, aspiranti suicidi, decadenti di rango, ma ormai fuori tempo, e, aggiungerei, cornuti che grazie alla crudeltà del destino giustificano il vezzo di grattarsi continuamente la fronte senza alcun imbarazzo.

Silhouette (Andrea Vitali, Giancarlo Vitali)

Noi tuttavia sappiamo che non è così. Per noi intendo la variegata compagnia che ha dato origine a questo oggetto che sembra un libro e invece non lo è: chi l’ha ideato, soffiandogli lo spirito dell’anima e dandogli una forma che possa stare nel mondo senza dare scandalo, chi l’ha composto con libera fantasia facendo sì che occhi cristiani e non possano sfogliarlo traendone qualche sospiro, chi l’ha popolato dei personaggi che lo raccontano, salvandoli dalle nuvole basse che a volte non ci consentono di vedere al di là del nostro naso per quanto lungo possa essere (e a proposito di ciò, è propedeutica l’immagine di copertina).
Tra i “noi” infine ci sono anch’io, giunto buon ultimo a cercare di completare il lavoro e da subito comprendendo come questo, anche se lo sembra, non è un libro.
Cioè, mi si intenda, può esserlo per chi lo voglia ritenere tale.
Per me, però, è l’unica maniera per dare del tu al Maestro, nella vita Giancarlo Vitali. Per la prima volta nella vita, con la grazia e il rispetto che solo i pensieri e le parole scritte consentono di attuare.
Grazie Maestro, quindi (e così facendo evito per l’ennesima volta il tu diretto).
Grazie per questa cosa che ci permette un’illusione, quella di sottrarci all’ “oblio che saremo” come ha scritto in una sua poesia Jorge Luis Borges.
Chi vuole adesso entri pure in galleria, questo piccolo museo in forma di libro, che libro non è, è sempre aperto.